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images_14In una delle serate-evento di Novaluna nel programma di manifestazioni per il 150° dell'Unità d'Italia, il prof. Paolo Biscottini, Direttore del Museo Diocesano di Milano, ha tracciato un confronto tra il Risorgimento (storico) e la pittura che lo ha rappresentato, soffermandosi in particolare su quella lombarda.

Biscottini, che è "di casa" a Monza (è stato direttore dei Musei Civici negli anni '70/'80) ha esordito ricordando il periodo monzese, quando, arrivato con una specializzazione sui "caravaggeschi", ha "scoperto" Mosè Bianchi e Pompeo Mariani, gloriosi esponenti dell'800 lombardo. Oggi il suo interesse è rivolto all'arte contemporanea.

Tornando al tema del Risorgimento, prima di parlare di arte, ne ha ricordato la difficile gestazione: un processo che ha portato all'unità nazionale coinvolgendo popolazioni con ordinamento sociale e usi e costumi anche molto differenti (il film di Martone Noi credevamo è stato in questo senso emblematico).

Questa difficoltà ad acquisire una coscienza nazionale, processo che evidentemente richiedeva tempi adeguati, si riflette nelle opere degli artisti del tempo. Per evidenziare il concetto, Biscottini ha voluto fare un confronto con pittori stranieri dello stesso periodo mostrando come questi (Gericault ne La zattera della Medusa, Delacroix ne La libertà che guida il popolo, Gros in Napoleone sul campo di battaglia di Eyalu e Goya ne La fucilazione del 3 maggio) rappresentino l'eroismo e la rivolta di popoli con grande "verismo" e violenza.

Ebbene, la pittura italiana del tempo (Il bacio di Hayez, I fasti di Napoleone di Andrea Appiani) "non racconta la verità"! Per sapere cosa è successo durante il risorgimento bisogna ricorrere ai giornali dell'epoca. Nelle opere pittoriche il fatto rappresentato è "mimetizzato" nel paesaggio (dice Biscottini che "la pittura lombarda dell'800 è una pittura di narrazione e di paesaggio"). Sembra che una misteriosa censura (o autocensura) abbia condizionato gli artisti: è probabile che il potere politico di allora (di subito dopo l'Unità) cercasse di spegnere eventuali passioni che potevano solo creare divisioni.

Negli esempi che Biscottini ha mostrato a questo proposito (La battaglia della Cernaia, La presa di Palestro e Il racconto del ferito di G. Induno, Episodio della battaglia di S. Martino di G. Fattori) si vede che i pittori disegnano il paesaggio della battaglia e ne vien fuori una rappresentazione edulcorata. Oppure si rappresentano temi "di contorno", come in Bottani La fanciulla cuce una bandiera o in F. Liardo Sepoltura garibaldina. Ci sono naturalmente delle eccezioni a questa tendenza, come in Faruffini (La battaglia di Varese), ma perché questi oltre che pittore è fotografo e quindi ha più dimestichezza con la realtà.

In chiusura Biscottini ha voluto riprendere il tema Monza.

Dopo aver presentato e commentato le immagini di alcuni quadri di Mosè Bianchi ha voluto chiedere: a quando il "Risorgimento" nei Musei Civici di Monza? Che ne è del museo dell'800 lombardo? Probabilmente erano temi già attuali quando lui ha lasciato la città, nell'ormai lontano

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