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caritas"In questi momenti di crisi, come ripensare il welfare? "Così esordisce il prof. Luigino Bruni, docente di Economia Politica all'Università di Milano-Bicocca.

 

E' mercoledì 16 marzo, nella Sala Talamoni di via Longhi, ad iniziativa congiunta "Caritas" e "San Vincenzo", davanti ad un pubblico molto qualificato di rappresentanti delle maggiori realtà assistenziali di Monza. 

Il professore continua con una esposizione di sociologia, con la quale, in sintesi, sostiene che la ricerca dell'appagamento, della felicità, non può essere misurata solo in termini di denaro. Anzi, non appena l'obiettivo è raggiunto, non basta più, perché scatta il confronto con i vicini, e manca sempre qualcosa. La società dei consumi non sa tradurre i beni in benessere.

Altro è invece il risultato per chi investe ad es. nella famiglia, cioè nel luogo elettivo dei beni relazionali primari. Qui si ottiene un differenziale positivo di felicità, di appagamento, e la competitività con i vicini non disturba.

Si sofferma quindi sul modo in cui siamo portati ad investire il nostro tempo. Ne dedichiamo troppo al lavoro, perché pensiamo che ciò farà aumentare il nostro reddito, quindi la nostra libertà di scegliere, e in sintesi la nostra felicità.

In realtà ci porta a trascurare i beni relazionali primari, come la famiglia appunto, o altre attività appaganti ( come andare in montagna – a chi piace ovviamente). Più reddito ma meno tempo per la famiglia può dare un saldo affettivo negativo.

Interessante la riflessione sulla gratuità. Se ad es. in famiglia, un'attività viene compiuta gratuitamente, mantiene il suo valore intrinseco e non c'è bisogno di attribuirle un prezzo. Nel momento in cui però le si desse un equivalente in denaro, perderebbe il valore di gratuità ed il prezzo non basterebbe mai; si chiederebbe sempre di più.

Traducendo tutto questo in concetti validi ad es. nell'urbanistica, parlare di gratuità vorrebbe dire creare città a misura anche per i vecchi e i bambini,

La felicità dipende più dai luoghi dove si vive che non dal PIL/ pro capite, come sottolineano molte indagini sociologiche.

In apertura l'assessore alle politiche sociali Pierfranco Maffè aveva parlato della situazione monzese nel campo del welfare, dove pubblico e privato collaborano da sempre con criteri di sussidiarietà. Gli interventi sono per i disabili, i minori, le famiglie in stato di disagio, gli stranieri ( accoglienza) cercando di intercettare i bisogni, a volte appena si manifestano, grazie a centri di ascolto preziosi come le parrocchie, le associazioni tipo la Caritas, la San Vincenzo, ed altre.

Purtroppo i tagli al bilancio attualmente in atto ridurranno la capacità dell'Amm. Pubblica di intervenire. Nel prossimo anno solo una parte del personale che va in pensione potrà essere sostituita. Inevitabili le conseguenze organizzative.

Egidio Riva, ricercatore c/o l'Università Cattolica di Milano, ricorda, parlando delle politiche che un governo dovrebbe attuare, che queste sono efficaci solo quando garantiscono diritti e dignità.

Negli ultimi anni invece si è speso troppo poco per combattere i rischi di perdere il lavoro, di cadere nella povertà, e di correggere le politiche abitative ( affitti, costi degli appartamenti ).

E' poi l'impostazione che è sbagliata. Ad es. la social card, viene vista come una concessione, e non come un diritto, mettendo chi la riceve in posizione di disagio psicologico; a parte l'importo esiguo ( 40 € al mese ) che non risolve certo nessuna situazione.

La povertà ha molte dimensioni. L' occupazione precaria, o la perdita del posto di lavoro, turba profondamente gli ambienti famigliari. Le famiglie si spaccano. Le persone perdono la dignità.

Di fronte a questa situazione, l'attuale governo attua una politica che intende la sussidiarietà, non come un completamento degli interventi dello stato ed uno stimolo a fare di più e meglio, ma come sostitutivo, come un'occasione per spendere meno. E gli interventi di politica sociale diventano, non più un diritto a veder mantenuta la propria dignità, ma una concessione che cala dall'alto.

Molti gli interventi dal pubblico che toccano e commentano i vari aspetti trattati dai relatori, a riprova dell'interesse con il quale le relazioni sono state seguite.

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