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mappa affluenza referendumEssendo “piccolo e nero” … tutte (o quasi) le mie battaglie politiche le ho sempre perse. Quale allora meglio del mio “pulpito”, per una valutazione sulla “sconfitta ops non vittoria” ai Referendum? 

Perché abbiamo perso? ... ci hanno boicottato, le date sbagliate, la crisi della democrazia, l’invito a non votare!!!,

…credo che gli elettori, siano davvero stanchi, ad ogni scadenza elettorale di sentirsi dire “che sì, non abbiamo raggiunto il quorum, ma è andata meglio del previsto e chi “non ha votato” si attesta come sua la vittoria dell’assenteismo. Non lamentiamoci poi perché la gente non va a votare

“Sapevamo che era difficile, ma hanno votato più di 12 milioni di elettori”, “più dei voti che aveva preso la Meloni” (?), “molti voti dai giovani e dalle donne”, “abbiamo posto dei problemi”, “è stata una bella esperienza di collaborazione”, “questo è solo un punto di partenza” (?)….

…e pensare che ingenuamente, come elettore avevo capito che ai Referendum si va a votare per raggiungere il quorum, vincere e cambiare le leggi.

…ma qualcuno che dica, onestamente e semplicemente abbiamo perso e vedremo insieme di come tenerne conto per il futuro.


Pensieri postumi per il PD.

Una regola base di un partito democratico, è che una volta fatta e decisa una scelta da un organismo dirigente, quella scelta (giusta o sbagliata che fosse) chiama tutto il partito a sostenerla, prima e dopo il voto.

Che dire invece dei “pronunciamenti”, prima del voto e subito dopo di alcuni autorevoli nostri europarlamentari contro la scelta fatta?

Allo stesso tempo, per una scelta così importante, non era forse il caso, prima di decidere in Direzione, realizzare un minimo di consultazione della base degli iscritti, su quale fossero le loro opinioni al proposito?

E che dire delle “avventate e maramaldesche dichiarazioni di alcuni nostri massimi dirigenti, tipo: “raggiungeremo il quorum, il “clima è cambiato”, daremo una spallata e l’avviso di sfratto alla Meloni.

...una evocata nuova modalità di fare politica, richiederebbe “non di arrampicarsi sugli specchi” (alla vecchia maniera) ma di ammettere sconfitte e fare anche un minimo di autocritica…o no?

Una scelta dei referendari e del Pd, ben prima della raccolta firme e della convocazione, dovevano, secondo me, avere ben presente che.

  • da 30 anni, salvo quello sull’acqua pubblica, non si è mai raggiunto il quorum e che storicamente gli unici che quelli che lo hanno raggiunto, riguardavano materie e quesiti semplici e chiare quali: aborto, divorzio, nucleare, acqua pubblica
  • in una stagione, nella quale, da anni siamo “in caduta libera” la maggioranza degli italiani non vota, non avere considerato un azzardo e fuori della realtà è stato un tragico errore di chi lo ha proposto, se veramente (?) pensava di farlo per vincerlo...

Una campagna referendaria, che al netto dell’oggettivo ostracismo di destra e media per l’assenteismo, si è poi spostata dai quesiti di merito (complessi) alla solita polarizzazione sinistra- destra, opposizione-governo, che non ha aiutato i non votanti o le persone di altri schieramenti a riflettere nel merito delle questioni (giuste) poste.

Una campagna, organizzata come la somma di sigle, loghi, bandiere sindacali e partitiche e non come in passato, sotto l’unico e unitario ombrello dei Comitati per i Referendum, che (forse) avrebbe favorito un’aggregazione più ampia e senza pregiudizi di una parte dell’elettorato “non di sinistra”

Chi poi, dopo il voto, parla dell’utilità di avere posto i temi (ma ci voleva un referendum o ci sono storicamente altre modalità?) oppure di inizio di un percorso, dovrebbe ben sapere che in realtà, una volta, non raggiunto il quorum, temi così importanti, come il lavoro e la cittadinanza, rischiano di rimanere nel cassetto della destra, per i prossimi anni. Peggio ancora, una destra che si farà forte strumentalmente di questa “supposta vittoria” degli assenti si farà forte del risultato, per andare in direzione proprio opposta a quanto da noi proposto.

Il “Calimero pensiero”:

Questi pensieri, li avevo già in testa, prima della scadenza elettorale, ma da “bravo militante, ho scelto di entrare “in silenzio stampa”” di questo accogliente sito del Pd…perché al partito voglio bene e perché credo, vadano rispettate le decisioni dei dirigenti e rispettato l’impegno di centinaia di nostri militanti.

Ma se rileggiamo oggi obiettivamente, tutte le dichiarazioni post voto dei nostri autorevoli dirigenti del centrosinistra,

non ci viene il dubbio, che anche noi contribuiamo ad alimentare il non voto e al distacco delle persone, da partiti e politica?

Vediamo però almeno di evitare, un film già visto in questi casi nel Pd: che si apra di nuovo “il Tafazzi pensiero” (lo sport preferito storicamente nel Pd).

Quello di un partito, che da una parte rimuova un’analisi dei propri errori per fare meglio in futuro e dall’altra apra il solito balletto di “processi alla segreteria.

Per favore “ve lo supplica anche Calimero”: in questa fase difficilissima, di tutto abbiamo bisogno ma non di questo!!…

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