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attenti al lupo0 – 1945: Tabula rasa, ma non per sempre.

Dopo oltre 70 anni di pace in Europa, la Germania si sta riarmando e può riuscire a farlo: è pronta a spendere più del doppio di tutto il capitale previsto per il rearm UE e può farlo da sola.
Il Governo Scholtz, al termine del suo mandato (diremmo in zona Cesarini), ha approvato una riforma costituzionale che ha cambiato le “regole del grande gioco” in materia di stanziamenti pubblici in ambito militare, potendo così stanziare un capitale di 1000 miliardi di euro da spendere in riamo ed infrastrutture; un mastodontico movimento di denaro per risollevare l'economia tedesca.

Andiamo per ordine: in primis bisogna contestualizzare tale decisione dal punto di vista storico e geopolitico.

Al termine  della Seconda Guerra Mondiale, la più ferma volontà degli alleati, fu smantellare l'industria bellica del 3° Reich ed impedire ogni minimo rigurgito militare. La conferenza di Poszdam fu l'ultimo briefing degli alleati dove, oltre a danni di guerra, assetto istituzionale, zone di “controllo” all'interno della Germania liberata e l'iter processuale per i criminali di guerra, venne deciso che:

Tutte le forze tedesche, navali e aeree, le SS., SA., SD., e la Gestapo, con tutte le loro organizzazioni, membri e istituzioni, compreso lo stato maggiore, il corpo degli ufficiali, corpi di riserva, scuole militari, organizzazioni di veterani di guerra e tutte le altre organizzazioni militari e para-militari, insieme con tutti i club e le associazioni che servono a mantenere viva la tradizione militare in Germania, devono essere completamente e definitivamente abolite in modo permanente, questo per impedire la rinascita o la riorganizzazione del militarismo e il nazismo tedesco;
Tutte le armi, munizioni e materiale bellici e tutte le industrie specializzate per la loro produzione devono essere tenute a disposizione degli Alleati o distrutte. Deve essere impedito il mantenimento e la produzione di tutti gli aerei e di tutte le armi, munizioni e materiale bellico. Inoltre le aziende chiave dell'industria bellica nazista vengono interamente smantellate o distrutte ed i membri delle famiglie imprenditoriali processati a Norimberga per crimini di guerra: Krupp, Rheinmetall e Volkswagen avevano contribuito in maniera preponderante allo sforzo bellico fruttando il lavoro forzato attraverso la creazione di campi (di lavoro forzato) all'interno del perimetro aziendale.
A Posztdam, viene stabilita anche una riduzione pari al 50% dell'industria tedesca proprio per evitare lo switch degli anni '30 da industria per il popolo ad industria per la morte dei popoli.

Decifrare la storia della Germania nel 2° dopoguerra è complesso, almeno perchè di Germania non ce n'è una sola ma due: l'alleanza USA – URSS termina nel 1950 con la Guerra di Corea e mentre le superpotenze si misurano nell'indopacifico, le potenze europee si rendono conto che il monitoraggio dei possibili rigurgiti nazional-belligeranti è sguarnito, anche perchè le 2 stesse potenze europee – Francia ed Inghilterra – erano impegnate nella gestione della decolonizzazione dei possedimenti nord australiani: anche loro dall'altra parte del mondo. Si decide quindi per un'apertura alla ricostituzione dell'esercito della Germania ovest ed alla ripresa industriale: nel 1955 la Germania Ovest entra nella N.A.T.O. e vengono stabiliti accordi internazionali per una produzione di massimo 480.000 tonnellate d'acciaio all'anno.

Oltre cortina la Germania Est aderisce al Patto di Varsavia ed anch'essa avvia un programma di ricostituzione militare sotto il controllo del Cremlino.
Alla caduta del muro, l'unificazione politica fa da apripista all'unificazione degli eserciti OVEST/EST: per quanto riguarda la D.D.R. si parla dell'esercito più potente del blocco orientale dopo quello sovietico avente all'attivo 500.000 uomini da sommarsi ai 480.000 della Germania Ovest: inclusi gli armamenti, tutto ciò fa della Germania la Nazione con una potenza militare in grado di tenere testa (e forse di più) ai 2 grandi eserciti USA – URSS: si avvia quindi un programma di riduzione di uomini ed armi ed un processo legislativo di progressiva riduzione della spesa pubblica in ambito militare: il “dividendo della pace” arriva al 2020 all'1% (ben al di sotto del 2% suggerito dalla NATO e USA ed al 2,5% dalle legge tedesca) del P.I.L., nonostante gli accordi internazionali del 2014 a fronte dell'invasione russa della Crimea.
  

1- Lo ZEITENWENDE.

Il 24 Febbraio 2022 succede qualcosa che cambia completamente tutto: l'invasione dell'Ucraina.
Il cancelliere tedesco Olaf Sholtz, 3 giorni dopo, pronuncia un discorso alla Nazione destinato a rimanere nella storia: definisce l'invasione una minaccia alla sicurezza ed alla pace dell'intera Europa, apostrofandola come uno “zeitenwende”, un punto di svolta. Da questo momento nulla  sarà più come prima.

Si comincia a lavorare ad un piano d'investimento in ambito militare ed infrastrutturale che la Germania può permettersi di attuare senza tagliare spese od alzare le tasse: ha il rapporto deficit/P.I.L. Più basso d'Europa: il primo punto di questo piano prevede l'aumento delle spese per la difesa dal 1,5% al 2% del PIL ed in aggiunta cambia la strategia per l'Ucraina aderendo alle forniture di armi; dal punto di vista della produzione, l'azienda che “coglie al balzo” l'occasione è Rheinmetall (già industria chiave nel Reich) che passa dalla produzione di componenti per l'automotive a produzione di armamenti crescendo in termini di vendite del 36% nel 2024 passando da un fatturato di 28 miliardi nel 2023 a 55 miliardi nel 2024: raddoppia il fatturato in 1 anno ed annuncia assunzioni per migliaia di disoccupati nel 2025: BOOM, come una bomba! A completamento, l'azienda ha speso 8 miliardi nel 2023 per nuovi siti produttivi ed acquisizioni, mettendo così al sicuro tutta la sua catena produttiva ed il titolo9 in borsa aumenta del 526% dal 2022 al 2024: il valore di Rheinmetall si è quintuplicato.

Ed è solo l'inizio.

Trump s'insedia alla Casabianca ed annuncia l'intenzione di volere convincere i Paesi N.A.T.O. a portare al 2% la spesa per la difesa ma, nelle elezioni del Marzo 2025 in Germania, non emerge una maggioranza chiara (il primo partito risulta quello dei cristiano/democradici (CDU) di Friederich Merz), serve quindi un accordo trasversale per attuare il DDL riarmo; da sottolineare un tema della campagna elettorale di Merz: difese il “freno al debito”, la regola che impedisce alla Germania di avere un disavanzo pubblico (il rapporto deficit-PIL) superiore allo 0,35% del PIL ma ad inizio marzo CDU negozia un programma con i socialisti della SPD: propongono di escludere dalla regola del “freno” la spesa militare, tradotto: budget illimitato per l'investimento pubblico nel militare, prevedendo inoltre un fondo di 500 miliardi per gli investimenti in infrastrutture ma c'è un problema: per attuare questo piano c''è bisogno di una riforma costituzionale che prevede una maggioranza di 2/3 del Parlamento per essere approvata, numeri che CDU+SPD non hanno: serve una terza forza politica e serve alla svelta: la riforma costituzionale deve essere approvata prima che il Parlamento uscente decada: il Cancelliere entrante, MERZ di presenta in Parlamento (quello uscente) con un pacchetto di riforme da 1000 miliari: 500 milioni in ambito militare + 500 milioni in infrastrutture di cui 100 milioni vincolati a provvedimenti “green”, ottenendo così il decisivo appoggio dei Verdi, inizialmente contrari per l'altrettanto iniziale mancanza di investimenti in transizione ecologica. In ultimo, da non sottovalutare è che i 500 in infrastrutture, compresi i 100 green, devono essere spesi entro 12 anni ma i 500 milioni in ambito militare non hanno vincoli temporali.

Per dare un quadro temporale: la riforma viene approvata a fine marzo 2025.

Il piano, spese militari a parte, fornirà alla Germania uno stimolo alla crescita senza precedenti: autostrade, rete ferroviaria, digitalizzazione della gestione dei trasporti e sicurezza nell'automotive; il tutto fa parte di un ancora più ampio piano di rilancio dell'industria manifatturiera tedesca. Nel 2026 si stima PIL +2%.

Tutto quanto appena descritto rientra nel programma REARM UE dell'Unione Europea, il quale ha sfumature di carattere extraeuropeo e, per quanto riguarda la Germania, si è ancora in una fase di transizione al nuovo Governo; ergo, le chiavi di lettura che vanno a dipingere nuovi scenari sono ancora nelle tasche di chi siede nelle stanze dei bottoni della politica, nazionale ed internazionale; nonché sarebbe aleatorio delineare traiettorie di governo basate su ideologie politiche ed equilibri che varcano di gran lunga l'orizzonte interpretativo delle singole notizie che si ricevono quotidianamente.  


2- la sindrome della MITTE LAGE

E' la sindrome de “La terra di mezzo”, quelle aree geografiche che non presentano rilievi orografici, quelle indifendibili militarmente; e la Germania lo è.

Non avere a portata d'orizzonte dei punti che permettono una difesa naturale, spaventa sia il singolo essere umano, sia un'intera Nazione: la storia insegna sia la veridicità di quanto appena affermato, sia quanto distruttivo si riveli il tentativo di gestire tattiche difensive ed offensive su scala continentale: dal blitz grig al Piano Schliffen, la Germania, per quanto possa essere stata potente dal punto di vista degli armamenti, ha sempre subito vigorose sconfitte ma, oggi, sullo scacchiere abbiamo princìpi di causalità diversi, alleanze internazionali più delicate e relazioni economico/mondiali più salde.

Si aprirebbe il capitolo delle relazioni internazionali, dei rapporti diplomatici, dei trattati e di tutte quelle forme di dialogo che tessono i rapporti volti a scongiurare l'ultima ratio: per informazioni citofonare Bismark.

Sarebbe prematuro parlare di un ulteriore back storico sovrapponibile all'equilibrio (Bismarkiano) che ha preceduto la formazione dei blocchi che determinarono lo scoppio della Prima Guerra Mondiale poiché dello scenario “di guerra” odierno non siamo fortunatamente certi, tuttavia, il piano d'investimento di cui narrato può rappresentare un inizio: rientrando nel più ampio piano di REARM UE, esso può rivelarsi genesi di una nuova cooperazione di respiro europeo: non che il narratore stia promuovendo il riarmo, piuttosto si riferisce ai 500 miliari per le infrastrutture, di cui i 100 green. La mobilità rappresenta un tema chiave per lo sviluppo del vecchio continente.

La libera circolazione di persone, merci e capitali è il fondamento della cooperazione internazionale sulla quale poggia l'Unione Europea, diamogli una traiettoria pacifica.

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