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fiume-verdeIn questi giorni la stampa ha parlato della Mostra sul Lambro, per il problema sollevato dai responsabili del Museo Etnologico e da una interpellanza del Pd, per un “cantiere” aperto ad Agosto nell’’edificio ospite della mostra,  in parte proprietà dell’Assessore Arizzi e in parte sede del Museo.

Lavori che hanno ostacolato fisicamente il passaggio dei visitatori e la visibilità della mostra.

In questo articolo invece vogliamo raccontarvi invece il contenuto di una Mostra che meritava interesse e visibilità per i suoi contenuti

La mostra dei fotografi Vittorio Pigazzini e Pompeo Casati, allestita all’interno del caratteristico contesto del mulino Colombo, mette in evidenza l’ambientazione naturale e le soglie storiche del fiume Lambro nella parte settentrionale, dalla sorgente a Monza.

Così la locandina. Occasione per la mostra sono le Giornate Europee del Patrimonio (24 e 25 settembre) che il Museo Etnologico di Monza e Brianza ha voluto così festeggiare.

Si accede alla mostra attraverso un percorso “guidato” da transenne e reti protettive di plastica perché intorno e sopra il mulino c’è un cantiere edile in attività.

La mostra è organizzata in pannelli su cui sono applicate le foto, una quarantina, disposte in sequenza di percorso del Lambro, dalla sorgente del fiume  al Parco di Monza.

Come detto all’inizio sono due le linee conduttrici per l’esposizione: l’ambientazione naturale e  i riferimenti storici. Questi ultimi sono riportati, oltre che nelle foto che mostrano alcuni significativi lavori dell’uomo sul fiume, su un pannello descrittivo delle realtà storiche che hanno caratterizzato la vita del fiume, dai primi insediamenti umani (preistorici) lungo il suo percorso fino al suo sfruttamento industriale.

Le foto sono molto belle, soprattutto quelle che riprendono il fiume nel suo percorso “montano”, grosso modo dalla sorgente fino ad Erba, perché in questa parte la natura è più selvaggia ed incontaminata (vedi laghetto di Crezzo o la cascata di Valtegna) e più ricca di testimonianze geologiche (funghi di pietra, Piano d’Erba) interessanti.

Dopo l’attraversamento di Asso (bella foto di un antico ponte sul fiume) il Lambro si dirige verso Erba per sfociare in seguito sul lago di Pusiano. Qui la mostra si sofferma sul “cavo Diotti” un canale sotterraneo tra lago di Pusiano e Lambro progettato (alla fine del ‘700) per equilibrare portata del fiume (a beneficio dei terreni agricoli a valle) e per arginare possibili piene. Sul Cavo Diotti anche una cronaca delle fasi storiche (sotto diverse dominazioni straniere) per la sua realizzazione.  Sul lago di Pusiano, e di Alserio, altro riferimento storico, nei secoli scorsi si poteva vivere di pesca…

Da un punto di vista geologico c’è un curioso riferimento al “ceppo”, tipo di roccia che si trova in abbondanza nei Piani d’Erba, e che si è rivelato particolarmente adatto per le macine dei mulini.

Con il lago di Pusiano comincia la pianura (e il Parco Regionale della Valle del Lambro). Qui le foto prevalentemente si riferiscono ad opere dell’uomo a beneficio dell’agricoltura (rogge Ghiringhella e Gallarana) e dell’industria (opere idrauliche per alimentare i mulini). Ma non mancano anche qui begli scorci naturalistici, come il complesso di laghetti dell’interessante Oasi di Baggiano o come il delizioso laghetto di Malpaga.

Altri laghi si incontrano lungo il viaggio del Lambro verso Inverigo e Sovico finché si arriva al Parco di Monza di cui vengono rappresentati, un po’ tristemente, gli alvei abbandonati delle rogge.

Infine, una bella mostra, che stimola a conoscere meglio il fiume e i suoi particolari, visto che, tra l’altro, non è lontano da casa.

Uniche pecche: non c’è il minimo accenno all’inquinamento del fiume, e chi l’ha visto dal lago di Pusiano in giù qualcosa potrebbe dire in proposito; e poi i rumori della ristrutturazione provenienti dai piani superiori dell’edificio del mulino non aiutano nella concentrazione.

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