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Umanamente è ripartito per il terzo anno consecutivo. Si tratta di un ciclo di serate organizzato dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con alcune associazioni monzesi. Il tema di quest’edizione è “Costruire Comunità”.

Il primo incontro, a cura dell’Associazione Novaluna, si è tenuto nello Spazio Manzoni 16, un luogo accogliente e moderno, seppure ancora poco conosciuto, dotato di aree di incontro, convivialità ed esposizione.

Umanamente prevede un format consolidato: introduzione musicale degli studenti del Liceo Musicale, ospiti di livello sui temi trattati, incassi dei biglietti devoluti a una realtà del territorio impegnata nel sociale. Dopo tre anni di esperienza, il Teatro Manzoni ci sembra poco adatto al tipo di iniziativa. Quella dello Spazio Manzoni 16 – o sale simili – potrebbe essere una buona soluzione.

Più che raccontarvi i contenuti emersi dall’incontro dinamico e originale, ben condotto dal giornalista Stefano Giussani, penso possa interessare soffermarsi su due aspetti interessanti:

  • l’ospite, Diego Passoni, un monzese con quella “energia che cambia il mondo”
  • il beneficiario, Casa Arcobaleno, un progetto di accoglienza e accompagnamento per chi è stato discriminato e allontanato per via della sua diversità sessuale.

 

La “storia particolare” di Diego, è presto riassumibile. Infanzia e adolescenza in “buona famiglia”, la chiamata spirituale con l’entrata in Seminario, la scoperta della sua omosessualità e il coming out, la carriera come comunicatore e animatore di trasmissioni TV e radio.

Passoni trova la sua casa professionale e personale in Radio Deejay. È in particolare noto come conduttore di Pinocchio, una trasmissione di successo realizzata in collaborazione con La Vale e La Pina (300 mila follower). Una comunità radiofonica nella quale si condividono messaggi e scambi di speranza, rispetto, con un forte legame di spiritualità.

Diego, però, non si limita al suo ruolo di showman e realizza anche podcast, scrive libri provocatori e si impegna in prima persona come attivista sui temi dei diritti LGBTQIA+ e della libertà di pensiero e di religione.

Impossibile elencare tutti i contenuti da lui espressi durante la serata nei tanti frammenti “diretti ed empatici”, nei quali ha alternato il racconto di episodi della sua vita al soffermarsi sui significati positivi dell’incontro tra le diversità e l’argomentazione di alcuni “pensieri zen”. Tra questi, anche l’importanza delle pratiche del silenzio e del cammino come strumenti per la conoscenza del sé. Infine, il suo motivato e accorato invito a sostenere Casa Arcobaleno.

Dei contenuti espressi, mi limito a riportare quanto da lui sostenuto sul concetto di famiglia alla luce del suo vissuto: la distinzione tra famiglia di sangue e famiglia reale.

La famiglia è tale se è il luogo di accoglienza, scambio, affetto, aiuto e percorsi comuni, pur nella diversità di idee e di genere.

Ad esempio, Diego ha citato la sua ventennale presenza con le colleghe di Pinocchio come una esperienza di famiglia reale.

Per chiudere il cerchio del “Passoni pensiero”, rispetto al tema della serata è molto centrata la sua definizione di comunità: “Fare comunità significa accogliere, non giudicare. Significa riconoscere nell’altro non un nemico, ma un possibile alleato nella costruzione di un mondo più giusto.

Non è stato casuale il suo invito finale a tutti di leggere la Bibbia, un libro che prima di parlare di Dio, parla a noi tutti, religiosi e laici, mettendo al centro un valore oggi in via di estinzione: il dubbio, dal quale possono nascere un pensiero e un’azione profondi.

 

Casa Arcobaleno è una realtà milanese che in diversi appartamenti ospita giovani allontanati o fuggiti dalle proprie famiglie a causa della loro diversità sessuale, spesso dopo violenze fisiche e psicologiche. Ragazzi/e provenienti anche da famiglie “istruite e insospettabili”: docenti universitari, psichiatri, etc.

Gli operatori della cooperativa hanno spiegato il compito della casa: quello di accogliere prima, e di accompagnare poi questi ragazzi/e in un percorso di sostegno allo studio e di inserimento lavorativo e sociale.

In un tempo nel quale si fa un gran parlare dei diritti LGBTQIA+, si potrebbe dare per scontato che, nella società e nelle famiglie, preconcetti e discriminazioni siano ormai parte del passato.

Tuttavia, così non è. La presenza e la crescente necessità di servizi come Casa Arcobaleno confermano che c’è ancora un grande lavoro culturale da fare, affinché giudizi e pregiudizi siano davvero superati.

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