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Breve storia di Piergianni Prosperini, politico lombardo noto per il suo linguaggio a volte un po’ “colorito”; esponente prima di An, poi del Pdl, in Regione Lombardia dal 1995; dal 2005, dopo essere stato vicepresidente del Consiglio regionale nella precedente legislatura, diventa Assessore allo Sport e Turismo.

Il 16 dicembre 2009 viene arrestato con l’accusa di turbativa d’asta e corruzione nell’ambito di un’inchiesta su una serie di appalti.

In sostanza, il buon Prosperini, avendo un debito personale di 200 mila euro con Telelombardia e Telecity (per comparse in tv e spot elettorali), ha pensato bene di farlo pagare al contribuente (che, per la cronaca, siamo noi cittadini lombardi). In che modo? Gonfiando le fatture (di circa 100 mila euro per ogni televisione) di alcune prestazioni previste da una campagna di promozione turistica della Lombardia; titolo della campagna: “Attrazione fatale”…

Non solo. Nell’assegnazione di tale campagna (del valore di 7 milioni e 200 mila euro) pare che il Piergianni abbia messo una “buona parola” e così, per magia, l’appalto se l’è aggiudicato il gruppo di Odeon Tv, il cui padrone Raimondo Lagostena ha versato su un conto svizzero di Prosperini 230 mila euro.

E non finisce qui. Il “Condottiero del Nord” (così amava definirsi Prosperini) è anche coinvolto in una vicenda di corruzione internazionale di funzionari esteri per aver intermediato, dietro compenso di 800 mila euro, la vendita al governo dell’Eritrea di otto pescherecci da parte dei “Cantieri Navali Vittoria”.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti…

Fin da subito Prosperini si dichiara innocente e chiede gli arresti domiciliari, che però non gli vengono concessi; dal carcere si mostra agguerrito: “Voglio spiegare alla mia gente che non c’entro assolutamente nulla in questa vicenda” (Il Corriere della Sera, 29 dicembre 2009).

Lo scorso 12 marzo, il colpo di scena: Prosperini chiede di patteggiare, per l’accusa di corruzione, 3 anni e 5 mesi, più una multa di 1500 euro. Il giudice dovrà ora valutare se la richiesta è congrua o meno.

Ma come? Non era innocente? Proprio lui, Mr Preferenze (è il consigliere regionale più votato a Milano), il “Baluardo della Cristianità” (altro epiteto che si era dato)? Non sono un esperto giurista, ma credo che se un imputato sceglie di patteggiare (e chiede 3 anni di pena) vuol dire che forse non è proprio così innocente…

Ma la vera chicca è fornita dal nostro amato presidente Firmigoni (ops, Formigoni…), il quale, subito dopo l’arresto del suo (“suo” = “nominato da lui”) assessore, si era detto “certo” che Prosperini avrebbe dimostrato “la sua estraneità e la sua innocenza, di cui non ho motivo di dubitare”. Ancora Formigoni: “Se c’è una persona che fa politica per passione, mettendoci del suo, è Piergianni Prosperini” (più che metterci del suo, faceva mettere a noi del nostro).

Ora, però, che Prosperini ha chiesto il patteggiamento, il silenzio. Nessun esponente del centrodestra commenta la vicenda. Chissà come mai.

Riporto il pensiero di Pippo Civati (www.civati.splinder.com), consigliere regionale del Pd, ricandidato a Monza e Brianza: “Curioso che Prosperini, universalmente noto per il «ciapa su 'l camel e la barcheta», si preoccupasse di far vendere «barchete» (pescherecci, per la precisione) a quelli del «camel» (il regime eritreo, praticamente una tirannia, con il «camel» sulla bandiera). Ci vorrebbe Freud, a volte, per capire i politici italiani. Pare che le «barchete» in questione fossero bastimenti carichi, carichi di armi. Fucili e munizioni. C'era anche il «moschet», insomma, a completare il quadro. Attendiamo con ansia la rinnovata solidarietà di Formigoni nei confronti del suo assessore o qualche segno di preoccupazione da parte del 'capo' dell'istituzione presso la quale Prosperini 'militava'. Come sanno tutti, l'esponente del Pdl era in Regione dal 1995 e dal 2005, dopo essere stato vicepresidente del Consiglio regionale nella precedente legislatura, sedeva in Giunta. Formigoni dovrebbe ricordarlo: Prosperini non passava certo inosservato. Come già per Oil for Food - vicenda in cui furono coinvolti strettissimi collaboratori (ciellini) del già presidente della Lombardia - sorprende che non ci sia nessuna iniziativa di Formigoni per tutelare l'istituzione da lui (e da Prosperini) autorevolmente rappresentata. Non una parola, non un messaggio. E pensare che un assessore della giunta Formigoni, oltre a essersi dichiarato colpevole sul fronte tv, andava in Africa a commerciare con «barcheta» e «fusil» d'ordinanza. Per «aiutarli a casa loro», probabilmente”.

 

Ciao!

Fausto

 

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