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Serve occuparsi di lavoro, imprese, famiglie, perché la crisi economica sta diventando crisi sociale, mentre il governo pensa solo ai problemi del premier. Così sarà il PD a farsene carico, chiedendo attenzione anche per i temi dell’ambiente e dell’energia, di soluzioni per la giustizia dei cittadini e non per annullare i processi di Berlusconi, di riforme condivise della politica. È l’orizzonte dei prossimi mesi tracciato da Pier Luigi Bersani durante la Direzione Nazionale in cui sono stati resi noti anche i componenti della nuova segreteria e i presidenti dei forum, che saranno il cuore della discussione politica del PD.

Ambiente e energia, un danno smontare Copenhagen. Pier Luigi Bersani ha iniziato il suo intervento parlando del probabile azzoppamento del prossimo vertice di Copenhagen e le difficoltà emerse dall'incontro Usa-Cina che si è tenuto a Shanghai. “E’ il tema che si è distinto in negativo nella settimana politica, anche se i media se ne sono occupati solo per un paio di giorni, ma ci stiamo avvicinando ad una previsione negativa sul problema del riscaldamento anche perché se ambiente ed energia continuano a litigare, gli obiettivi fissati per il 2020 non saranno possibili neanche nel 2050”. Il fatto che la Cina investa in nuovi settori non rinunciando all'uso di inquinanti, aumenterà la sua sovracapacità produttiva, che in qualche modo andrà riassorbita. Ma come? Quale sarà il campo di battaglia per l'Europa e l'Italia? Per il segretario del Pd “la vocazione all'export dei Paesi industrializzati non sarà più sufficiente per soddisfare da sola la crescita economica”.

Per questo il Pd dovrà fissare alcuni punti culturali-politici cardine: “Abbiamo visto che nel rapporto crescita/disuguaglianza, la globalizzazione non è la marea che solleva tutte le barche, non va solo su e, tra l'altro, introduce deterioramenti sociali. L'Europa si è dimostrata inadeguata rispetto alle decisioni prese a Shanghai e le nomine di basso profilo ai suoi vertici sono un chiaro segnale in tal senso”. “Molto bruciante – ha aggiunto Bersani – è stata la non nomina di Massimo D'Alema. Una decisione sbagliata sia nel merito, sia per il profilo europeo della candidatura che D'Alema rappresentava. Avrebbero dato un'altra idea di Europa, un'idea che noi da tempo esprimiamo”.

Sono evidenti due problemi da affrontare per l'Europa: a) la bassa dimensione comunitaria che richiederebbe un passo indietro da parte dei governi; b) l'affermarsi della logica intergovernativa, nella quale il peso politico dell'Italia con questo governo è diventato davvero basso. “Con Prodi al governo, abitavamo nei pressi di Francia, Gran Bretagna e Germania, ora nessuno si preoccupa più dell'Italia, è un isolamento provinciale che abbassa l’impegno e la tensione per le riforme. Se avessimo classe dirigenti nell’economia, nella società…di questo si preoccuperebbero. Sta a noi interpretare l’Europa che ci vorrebbe per parlare dell’Italia che ci vorrebbe” ha concluso Bersani.

Un governo in difficoltà. Le tensioni all'interno del governo e della maggioranza vanno inquadrate nella politica ad personam voluta da Berlusconi per risolvere i propri guai giudiziari. Ma queste stesse tensioni, per Bersani porteranno ad un logoramento nei rapporti tra alleati, non ad una rottura. Il patto di fedeltà tra Pdl e Lega è il cardine su cui si basa la forza di questa maggioranza. “Minimizzeranno gli scontri interni con polveroni propagandistici sulla necessità di queste norme ad personam”. Il Pd non dovrà rincorrere l'agenda voluta da Berlusconi, “il Paese non merita niente di tutto questo”. Né tanto meno dovrà mescolarsi con il “mantra delle riforme”. Con coerenza, il Pd vuole le riforme e vuole che queste siano fatte nel bene del Paese e in condivisione. Ben venga un federalismo vero, la riforma del codice delle autonomie, la rivisitazione del bipolarismo e del bicameralismo perfetto.

La crisi c’è. Al governo manca la volontà di affrontarla.
Bisogna occuparsi di lavoro, imprese, famiglie, perché “la crisi economica sta diventando sociale mentre il governo discute di fare o non fare interventi, senza dire né come fare qualcosa né a che prezzo. Anche le previsioni più ottimistiche, quelle dell’OCSE ci danno + 1,5% nel 2010 ma i disoccupati aumenteranno, soprattutto trai 25 e i 40 anni, gente che ha famiglia e non ha una casa, ma un mutuo da pagare”. Il governo non agisce eppure come rimarca Bersani “i dati sono chiarissimi: nell’ultimo trimestre sul 2008 abbiamo 650.000 posti persi, la cassa integrazione è a più 327% e sono 60.000 le imprese coinvolte. Inoltre c’è una perdita di posti maggiori nel lavoro indipendente, vuol dire che saltano le piccole imprese familiari. Attenzione che oggi gli unici ad avere una grande liquidità a disposizione sono le mafie, e al sud come al nord potrebbero entrare pesantemente nelle attività economiche”.
Così anche se arriverà una ripresa minima nella crisi “ci staremo ancora per mesi o anni, rischiando il calo dei consumi, il peggioramento della finanza pubblica, pregiudicando il lavoro di domani per le nuove generazioni”. Quindi i problemi ci sono, ma di fronte c’è “un problema di mancata percezione, perché si pensa che l’inflazione è calata, che le persone vanno in vacanza, ci si ripete che sta passando, ma questa linea conformista non può nascondere che il lavoro sta diventando il primo problema per gli italiani, come dicono anche i sondaggi”.
Per questo sul fronte economico, "serve uno sforzo nazionale di tutti per stare al fianco di chi sta subendo le conseguenze della crisi. Questo sforzo è accompagnato da fiducia ma dobbiamo farlo. Dobbiamo alleggerire le imposte sui redditi medio-bassi, schiodare gli investimenti dei Comuni, aumentare la liquidità delle imprese, rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali per chi è fuori". Secondo il segretario del Pd, "i soldi verranno fuori da interventi con tagli veri e non orizzontali, come dalla creazione di una centrale acquisti unificata per beni e servizi. Ma non saranno i 30-40 miliardi di cui si vagheggia a destra, serve la fedeltà fiscale ripristinando strumenti efficaci, serve chiedere alla rendita di dare un contributo al lavoro e all'impresa. Su questo saremo in campo”.

(Ma.Lau. - An.Dra.)

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