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Finocchiaro e Zanda propongono una mozione bipartisan per ridurre il numero dei parlamentari e abolire il bicameralismo perfetto: "Le riforme si fanno insieme, non a colpi d'ariete".

immagine documento Un’opposizione che sia alternativa di governo e non solo cane da guardia. L’aveva promessa Pier Luigi Bersani la notte della sua elezione a segretario del Partito Democratico. La stanno mettendo nero su bianco la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro e il suo vice Luigi Zanda. Porta la loro firma infatti la proposta di legge che pone fine al bicameralismo perfetto e riduce sensibilmente il numero di deputati e senatori.

L’obbiettivo dei democratici è quello di trasformare una proposta unilaterale in una mozione bipartisan, condivisa da tutti gli schieramenti politici, non solo per darle maggiore spessore e quindi più concrete possibilità di diventare legge, ma anche per ribadire definitivamente che “le riforme non si fanno a colpi di ariete e con voto di maggioranza”.

Cosa cambia? Nel dettaglio il testo presentato dai senatori PD prevede la riduzione dei deputati da 630 a 506 e dei senatori da 315 a 212; la fine del bicameralismo perfetto e la trasformazione del senato in Senato delle regioni; la ridefinizione delle competenze tra camera politica e senato delle Regioni. Senza contare che l’approvazione del nuovo assetto comporterebbe la preparazione di una legge elettorale da adattare al nuovo Senato.

Luigi Zanda ha spiegato che questa mozione ”impegna il governo a incoraggiare un confronto parlamentare sui temi delle riforme istituzionali per giungere all’approvazione di un testo condiviso dalla più ampia maggioranza”. L’iniziativa del PD arriva contemporaneamente alle parole del presidente della repubblica che, dalla Turchia, manifesta la sua preoccupazione per un parlamento “in grosse difficoltà che riguardano l’operosità, la densità dei lavori e la bontà dei prodotti legislativi. E su questo tema mi riservo di intervenire ancora prima del 2013 (n.d.r. data della scadenza del suo mandato)”. Un chiaro monito a chi è in Italia e continua a regolare i propri interessi a colpi di fiducia a e di decreti legge, ma che lascia spazio alla soddisfazione per la decisione dei democratici di aprire ad una mozione bipartisan.

Il segretario del PD Pier Luigi Bersani aggiunge: "C'e' un impulso del Pd sul tema delle riforme vere che mostra di dare qualche frutto. Si dimostra che quando si parla di superamento del bicameralismo, riduzione del numero di parlamentari e di una riforma della Costituzione che non ne tocchi lo spirito e le parti fondamentali, noi siamo pronti non solo a discutere ma a far valere le proposte che abbiamo già presentato con la mozione firmata da Finocchiaro e Zanda".

Rosy Bindi, presidente del PD, rincara: "Che al Senato si discuta di una mozione condivisa e' una buona notizia. E' la prova che il Pd esercita in modo responsabile il ruolo di forza politica che guarda solo all'interesse nazionale. Noi siamo sempre stati disponibili alle riforme che, senza scardinare i principi fondamentali della Costituzione, migliorano la vita dei cittadini e delle istituzioni".

Anche il capogruppo alla Camera Dario Franceschini ha commentato: ''Vediamo se la destra vuole fare le riforme che servono al Paese o solo quelle che servono al Presidente del Consiglio. Li aspettiamo al varco. Si tratta delle idee che erano già state approvate nella scorsa legislatura, nella cosiddetta Bozza Violante: il superamento del bicameralismo perfetto, la diminuzione del numero dei parlamentari''.

Anticipando il dibattito parlamentare che impegnerà l’aula di palazzo Madama il 2 dicembre, Nicola Latorre, vicecapogruppo al Senato ha affermato: "Il dibattito previsto per il 2 dicembre e' un'occasione importante perché restituisce il Parlamento alla sua centralità di motore del processo riformatore". Su un punto, però, Latorre ha messo le mani avanti: provvedimenti ad personam sulla giustizia non troveranno mai una sponda nel Pd, "dunque non possono rientrare in questo processo di riforme. Ancora oggi il presidente della Repubblica ha detto cose molto importanti sulle riforme quando ha richiamato la necessita' di riprendere il dialogo in Parlamento ma avendo come bussola la salvaguardia degli equilibri istituzionali e dei poteri costituzionali".


Iv.Gia

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