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Incidente_in_bici

Il traffico veicolare a motore nella nostra città, ha molteplici conseguenze negative. Premesso che l’auto privata, in molte occasioni è utile e indispensabile, in molte altre è assolutamente inutile e anche dannosa. E’ l’uso improprio che la rende tale.

Infatti la maggior parte degli spostamenti (52%) è al di sotto dei 5 chilometri. Solo il 3% degli spostamenti è superiore ai 50 km.

Troppe auto. A Monza abbiamo uno dei più alti tassi di motorizzazione in Italia con oltre 600 auto ogni 1000 abitanti e una relativa occupazione di spazi pubblici devastante. Per fortuna è iniziata un’inversione di tendenza che vede, in Italia, una contrazione sia dell’uso che del possesso di automobili. Le vendite di biciclette hanno superato quelle delle auto. (1.600.000 contro 1.400.000).

Anche Monza vede ridursi il suo parco auto con un lieve decremento ma significativo.

Avremmo bisogno di incrementare fortemente il trasporto pubblico e la mobilità ciclistica, ma queste due modalità vengono tranquillamente trascurate a favore di superstrade e autostrade, che non fanno altro che incrementare il trasporto privato in un circolo perverso che non sarà in grado di cambiare la situazione.

“Non c’è dunque da stupirsi se la nostra personale “dieta” annuale di CO2 nei trasporti supera le 2 tonnellate  : in Italia, per ogni chilometro percorso in automobile si emettono mediamente 160 grammi di CO2 per passeggero. Quattro volte di più che con il treno e in autobus”. (da “Le città sostenibili” di Andrea Poggio).

Il presidente di MonzainBici, Giuseppe Piazza, afferma che “sono necessari due tipi di interventi, che vanno percorsi simultaneamente : incentivare una mobilità alternativa (biciclette, pedonalità e mezzi pubblici) e disincentivare l’utilizzo della propria auto attraverso varie limitazioni”.

Un esempio che sta offrendo risultati incoraggianti è la Congestion Charge (area C) di Milano. “I cittadini raggiungono ancora il centro di Milano, ma il 40% non usa più l’auto (da “Le città possibili” di A. Poggio)”.

Ma veniamo all’aspetto più drammatico, che non invoglia molti monzesi a cambiare modalità di trasporto (oltre alla mancanza di corsie ciclabili).

L’incidentalità.

Nel corso degli anni abbiamo registrato nella nostra città, un continuo decremento del numero totale degli incidenti (oltre il -54%) dal 1999 al 2012. Un analogo risultato se andiamo a contare il numero dei feriti relativi agli incidenti (da 1314 del 1999 a 738 del 2012 con un decremento del 56%).

Quindi, dati incoraggianti, anche se spalmati su un lasso di tempo molto lungo (14 anni). Oltre cento incidenti al mese, più di 3 incidenti tutti i giorni. C’è sicuramente spazio per notevoli miglioramenti.

Rispetto invece agli incidenti mortali. Sempre considerando la statistica dal 1999 al 2012 possiamo vedere che lo stillicidio di persone che perdono la vita sulle strade di Monza è continuo e inesorabile. Una media di 7 cittadini morti all’anno e 1.6 ciclisti che vengono investiti mortalmente ogni anno. Con punte da brivido.

Nel corso del 2012 ben 3 ciclisti hanno perso la vita sulle strade cittadine.

Una fatalità? Come qualcuno azzarda ad affermare. Noi dichiariamo che NO!, non è una fatalità. Si può e si deve evitare questa strage silenziosa.

La nostra associazione chiede da tempo a gran voce interventi di moderazione del traffico, che in parole povere significa RALLENTARE le velocità dei mezzi motorizzati utilizzando vari strumenti a disposizione e creando ampie e diffuse zone di mobilità integrata, ma lenta. Le proposte che da tempo sono state avanzate da FIAB, in particolare la moderazione del traffico, sono state recepite da ANCI per l’aggiornamento del codice della strada.

Le famose zone a 30 km/h devono interessare tutto il tessuto urbano di Monza e non solo piccoli punti insignificanti che non risolvono in alcun modo la situazione di pericolosità. La velocità a Monza deve essere portata a 30 km/h, salvo alcune direttrici di attraversamento, dove sarà necessaria una pista ciclabile protetta.

Noi chiediamo alla nostra amministrazione di fare presto, di intervenire sull’organizzazione cittadina delle strade, delle piazze e di tutti i luoghi pubblici che devono diventare luoghi di aggregazione goduti piacevolmente dai suoi cittadini.

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