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letta_a_che_tempo_che_fa Da Repubblica di Lunedì 6.5
Priorità a casa e lavoro: "Sospenderemo per decreto la rata dell'Imu di giugno e troveremo immediatamente i fondi per la cassa integrazione". Esclude una nuova manovra per risanare i conti pubblici. Frena sullo "ius soli", tema che ha scatenato polemiche.

Annuncia che si dimmetterà se "dovrà fare tagli a cultura e università". E sul futuro del Pd è ottimista: "Serve un congresso fondativo, ma l'idea è ancora vincente" 

"Questo non è certo il governo ideale per gli italiani". Il presidente del Consiglio Enrico Letta, ospite a Che tempo che fa su Rai 3, ammette di aver lottato per un esecutivo di centrosinistra. Ma non è andata come sperava (e confessa di non fare più sonni tranquilli dal giorno in cui Napolitano gli telefonò per dargli l'incarico), anche a causa del "Porcellum". Perciò la prima cosa da fare subito è una nuova legge elettorale. "Male che vada - chiarisce il premier -sarebbe meglio ripristinare la legge precedente (il cosiddetto "Mattarellum", ndr), invece di tornare alle urne con quella attuale".

Imu. Altro tema al centro del dibattito di questi giorni è la sospensione dell'Imu. "Io preferisco parlare di casa, riferirsi solo all'Imu è riduttivo", sottolinea Letta, per il quale "il crollo dell'edilizia ha buttato giù l'economia, anche per la botta che la tassa sulla casa ha portato. L'imposta andrà superata. Intanto interverremo per sospendere la rata di giugno con un decreto". E chiarisce: "L'Imu non è un progetto di Berlusconi, il suo superamento faceva parte dei programmi di tutti e tre i partiti politici che sostengono il governo. Anche il Pd aveva il superamento come uno dei piani essenziali".

 Cassa integrazione. Il capo del governo di larghe intese rassicura anche

sul miliardo e mezzo di euro mancante nelle casse dello Stato per pagare la cassa integrazione guadagni per 700mila lavoratori: "Sulla Cig interverremo immediatamente", perché "il governo non deve mettere le toppe, che a volte sono peggio del buco, ma deve riformare, anche nel campo degli ammortizzatori sociali. Serve una riforma della cassa integrazione. E bisogna dare una risposta sugli esodati".

No a una nuova manovra e a nuovi debiti. Letta spera che non ci sia bisogno di una nuova manovra fiscale per risanare i conti pubblici. E anche l'aumento dell'Iva "va scongiurato" e "allontanato nel tempo". Chiarisce poi quale deve essere l'obiettivo di una politica fiscale riformata: "Noi non chiederemo di fare nuovi debiti perchè l'Italia ne ha fatti troppi in passato e li pagano le giovani generazioni. Io, a nome di una generazione penalizzata, penso di dovermi prendere un impegno: mai più i debiti". E confessa che la sua ossessione è "abbassare le tasse per chi assume i giovani", assicurando che si batterà per questo in Europa e in Italia.

No all'Europa di sola austerità. Dopo il tour europeo (gli incontri con la Merkel a Berlino, con Hollande a Parigi e con Barroso e Van Rompuy a Bruxelles) il premier è tornato con qualche elemento fiducia in più: "Ho detto che l'Italia non vuole sbracare, vuole mantenere gli impegni presi ma non possiamo più accettare che l'Europa sia solo tagli tasse e austerità".

Ius soli, la polemica Kyenge-Pdl. Su un tema sensibile come lo "ius soli", lanciato oggi dal ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge provocando la levata di scudi del Pdl, Letta frena: "Vedremo se riusciremo a trovare un'intesa". La questione della cittadinanza sta a cuore al premier, ma è un "fuori programma", e lui non promette miracoli. Insomma Letta è consapevole delle difficoltà, anche ideologiche, tra cui dovrà mediare. Ma adesso ci sono altre cose più urgenti da affrontare, come ad esempio il finanziamento pubblico ai partiti e la riduzione dei costi della politica.

Cultura: l'impegno solenne. Letta parla chiaro, niente tagli a cultura e istruzione. Al punto da rimetterci la poltrona da premier: "Io mi dimetterò - annuncia solennemente - se dovrò fare tagli alla cultura, alla ricerca e all'università".

Il futuro del Pd. Letta conclude con una riflessione sul suo partito, uscito drammaticamente spaccato dalla dura prova dell'elezione del capo dello Stato. E invoca un "congresso fondativo". Serve un segretario per "dare ai nostri elettori la possibilità di guardare lontano". Su un punto il premier rimane fermo: il Pd non è finito, l'idea di "mettere insieme le differenze è ancora vincente".

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