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i_parlamentari_del_pd_19Che tra i protagonisti della serata ci sarebbero stati anche i cittadini, Alessia Mosca, Lucrezia Ricchiuti, Pippo Civati e Roberto Rampi lo hanno capito quasi subito, quando la capienza della sala prenotata per l’evento è risultata insufficiente, con molte persone accalcate nei corridoi e sulle scale dell’Urban Center Binario 7.

A quel punto, gli organizzatori, in accordo con il Sindaco Scanagatti, hanno deciso di spostare il dibattito nell’adiacente teatro del Binario 7, dove, sebbene molti siano rimasti in piedi, tutti hanno potuto ascoltare gli interventi che si sono via via succeduti.

Durante tutta la serata il pubblico ha accompagnato gli interventi dei parlamentari e dei cittadini che si erano iscritti a parlare con applausi, a volte brusio e non poche contestazioni. Ma anche nei momenti più caldi della serata, lo spirito costruttivo ha prevalso e il dibattito, seppur aspro in alcuni passaggi, non è mai degenerato nella provocazione o nell’offesa personale.

Il mal di pancia tra gli elettori è palpabile, ha detto nel suo intervento di apertura Alessia Mosca, e i momenti di incontro come questi sono sicuramente utili. L’attività parlamentare rischia di fare perdere ai parlamentari il contatto con la base in un momento che, non ha esitato a definire, molto complicato: una “sfida” che ci siamo trovati a dover accettare.

Roberto Rampi nelle prime settimane da onorevole ha visto prevalere il cinismo e l’ipocrisia di alcuni, anche aiutati da errori e ingenuità della dirigenza, ma vedere tanta partecipazione e la voglia di confrontarsi apertamente davanti ai cittadini gli ha ridato speranza. Se è vero che le primarie hanno mitigato la crisi della rappresentanza, rigenerando quel legame tra eletto ed elettore che il “Porcellum” stava distruggendo, occorre riconoscere che le primarie da sole non bastano e che bisogna saper fare sintesi delle diverse posizioni interne al partito, altrimenti si blocca tutto. Ha terminato il suo intervento chiedendo che le prossime primarie siano preparate per tempo, in modo che i cittadini possano scegliere non solo chi votare, ma perché votarlo.

Lucrezia Ricchiuti ha raccontato quanto avvenuto in occasione della votazione per la Presidenza della Repubblica e ha contestato il fatto che Deputati e Senatori non siano stati coinvolti nelle scelte fatte dal partito in quella occasione. La rielezione di Napolitano e il conseguente governo Letta appoggiato dal PdL l’ha messa in difficoltà, soprattutto perché la sua storia personale e i valori per i quali si è sempre battuta sono sempre stati osteggiati dal partito di Berlusconi.

Anche Pippo Civati ha difeso l’istituto delle primarie: la volontà di confrontarsi sul palco davanti ai propri elettori sulle diverse scelte fatte rispetto alle posizioni assunte dal Partito Democratico nelle ultime settimane, dimostrano la validità intrinseca dello strumento. Ma sebbene sia complicato per Civati appoggiare il governo Letta, la sua è una posizione che vuole essere costruttiva, anche perché su molti provvedimenti le proposte del deputato sono allineate a quelle enunciate del Presidente del Consiglio nel suo discorso di presentazione alle camere (ad esempio la legge sul finanziamento dei partiti).

Sia Pippo che Lucrezia hanno ritenuto coerente la loro scelta di uscire dall’aula al momento della fiducia, mentre hanno stigmatizzato il persistere “nell’ombra” dei 101 grandi elettori che non hanno votato Prodi approfittando del voto segreto.

Il tema della disciplina dei partito è stato riproposto da diversi successivi interventi dei cittadini che su questo si sono dimostrati compatti nel condannare il voltafaccia dei 101 (qualcuno ha provocatoriamente richiesto la pubblicazione di nome, cognome e foto), mentre meno netta è stata la posizione sulle modalità che il partito deve utilizzare per assumere le decisioni: si è passati da quella più intransigente (si assume il parere della maggioranza) a quella più tollerante (si decide a maggioranza, ma lasciando libertà di coscienza),  ma per tutti deve valere il principio in base al quale per prendere le decisioni bisogna essere informati e potersi confrontare apertamente. Da questo punto di vista, anche la modalità con la quale la segreteria regionale del PD ha assunto la sua posizione rispetto al governo Letta, è stata definita inadeguata.

Ci sono stati interventi di elettori delusi per l’incapacità del PD di fare scelte politiche radicali (ad esempio la campagna sui beni comuni dello scorso anno) o perché di fronte a partiti che si fregiano del titolo di “coerenti” (M5S) o si vantano di possedere la “Golden Share” del governo Letta, il PD non è ancora stato in grado di prendere l'iniziativa e dettare l'agenda del governo. Ma ci sono stati interventi di elettori che, seppur critici, dopo aver visto sbandare il partito, hanno deciso di tesserarsi per la prima volta nella loro vita per poter portare il proprio contributo al cambiamento.

Nel secondo giro di interventi Pippo Civati ha trattato il tema dell’alleanza. E’ tutto'ora convinto che, seppur con mille difficoltà, l’alleanza con il M5S era fattibile, probabilmente sacrificando Bersani (ma non gli 8 punti che ora invece sembrano scomparsi) e scegliendo un Presidente della Repubblica differente. Una scelta che, a suo giudizio, sarebbe stata compresa da molti nostri elettori e soprtattutto da quelli che, alle ultime elezioni, hanno lasciato il PD e scelto di votare per il movimento di Grillo.

Lucrezia Ricchiuti ha sottolineato le poche righe dedicate alla legge anticorruzione nel discorso di presentazione del governo alle camere "una legge che da sola vale 60 milardi di euro, mentre ora ci ritroviamo accanto a chi ha depenalizzato il falso in bilancio". Infine si è chiesta cosa farà il PD quando il M5S proporrà di votare l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi.

Per Roberto Rampi i ministeri in carico al PD (scuola, cultura e integrazione) sono ministeri che hanno una peso importante se si intende cambiare questo paese, mentre Alessia Mosca ha ricordato agli altri tre partecipanti al dibattito, che non si può criticare la classe dirigente del partito, perché la classe dirigente sono essi stessi.

Molti infine gli interventi dei cittadini che rimarcavano la distanza di questo governo rispetto agli impegni fatti firmare ai cittadini al momento delle primarie "Italia Bene Comune". Ma se l’alleanza di governo provoca a tutti un certo mal di pancia, non per tutti era preferibile il ritorno alle urne. Ed è forse questa impossibilità di ricomporre queste due posizioni che unisce la base nella richiesta di iniziare il cammino congressuale e di portarlo a compimento in tempi brevi.

Nel suo intervento finale Lucrezia Ricchiuti ha sottolineato la necessità di un radicale ricambio nella dirigenza del PD, mentre Alessia Mosca si auspica che, così come avvenuto durante il dibattito, le posizioni maggioritarie e minoritarie del partito si adoperino per trovare sempre una sintesi, evitando che qualcuno si possa sentire ospite all'interno del PD.

Su la repubblica.it e sul cittadino online potrete trovare i video della serata.

Per approfondire:

Il senso del Bene Comune di Roberto Rampi

Farà di tutto perchè nasca questo governo di Alessia Mosca

La mia personalissima posizione di Pippo Civati

La senatrice PD che non vota la fiducia a Letta articolo su Lucrezia Ricchiuti


A nome del Partito Democratico di Monza ringraziamo Chicco Roveris, tecnico audio e luci “per caso” della serata. Senza il suo aiuto sarebbe stato impossibile proseguire il dibattito nel teatro del Binario 7

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