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L'ONU critica l'Italia

 

Omofobia, immigrazione e libertà di stampa: per Navi Pillay, l’ Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu, sono diversi i problemi che affliggono l'Italia.
Tutti problemi che ruotano attorno al governo, al PDL che ha affossato la legge bipartisan contro l’omofobia, all’arroganza della destra verso ia libera stampa e alla pratica di soffiare sul fuoco delle paure contro i migranti.
Ma non può cominciare che dalla notizia della battuta d'arresto della legge contro l'omofobia. Per Pillay il blocco del Parlamento ''e' un passo indietro per l'Italia, è necessaria ovunque la piena protezione dei diritti di gay e lesbiche. L'omosessualità' - ha continuato - e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni Paesi ma non possiamo ignorare che i gruppi minoritari e, tra loro gli omosessuali, sono soggetti non solo a violenza, ma a discriminazioni in diversi aspetti della loro vita''.
Intanto il PD ripropone la legge.
Il gruppo dei democratici alla Camera ha presentato una proposta di legge armonizzata con il Trattato di Lisbona ratificato all'unanimità dal Parlamento nello scorso luglio, un testo composto da un solo articolo e firmato dai componenti dell'ufficio di presidenza del gruppo (Antonello Soro, Marina Sereni e Gianclaudio Bressa) e da tutti i componenti del Pd in commissione Giustizia alla Camera: l'obiettivo è di farlo calendarizzare a novembre. Al Senato, invece, il senatore democratico Felice Casson, capogruppo in commissione giustizia, ha presentato il testo della deputata Anna Paola Concia bocciato ieri alla Camera.

Giudizi duri anche sull'aggravante di clandestinità e sulla situazione dei media, il tutto in un incontro con la stampa in occasione della presentazione a Bruxelles del nuovo Ufficio dell'Onu sui diritti umani presso la Ue.
Diritti umani messi in discussione anche dall'aggravante di clandestinità, come il PD denuncia da mesi, una norma considerata ''discriminatoria'' perché ''devono esserci le stesse regole per tutti per lo stesso crimine''. Inoltre, insiste l'Alto Commissario Onu, ''noi puniamo la criminalizzazione dei migranti per il solo essere migranti irregolari''.
Pillay pensa anche, eventualmente, ad un intervento presso il governo Berlusconi. “'Possiamo chiedere all'Italia di cambiare la legge, non lo escludiamo'', ha affermato, ricordando che l'Onu aveva ''gia' sollevato il problema quando era stata presentata la bozza del pacchetto sicurezza e - ha ammonito - continueremo a farlo''. La questione sarà discussa in un prossimo incontro con la Presidenza svedese della Ue. L'Alto commissario Onu ha infine affrontato anche il tema della liberta' di stampa.''Stiamo monitorando la situazione in Italia e ovunque la liberta' di stampa venga minacciata perché si tratta di un diritto prioritario''.

Le reazioni al voto di Paola Binetti.
Dopo le tante reazioni di numerosi esponenti del Partito Democratico è intervenuta di nuovo Paola Binetti, la deputata PD che ha votato contro la legge sull’omofobia presentata da Paola Concia. Se il sgeretario del Pd, Dario Franceschini, ha parlato di un problema, ha spiegato: "Franceschini non mi ha detto niente. Quando lo farà se ne parlerà. La mia vera attesa è quella di vedere la nuova classe dirigente del Pd e poi in quel momento prenderò anche io la mia decisione”. In attesa di nuovi sviluppi la Binetti ha annunciato di "aver pensato di votare per Pierluigi Bersani”. Lapidario il commento del candidato alla segreteria che in un’intervista a Sky Tg24 spiega: “La prima cosa per me e' che un parlamentare deve sapere che non glielo ha ordinato il dottore di fare il rappresentante del Pd. Spero che Binetti abbia letto bene quello che ho scritto nella mia mozione perché le deroghe al voto di gruppo secondo me devono essere fissate da un organismo statutario".

Anche Enzo Carra, sostenitore della mozione Franceschini non crede che “il voto di ieri fosse tra quelli per i quali si possa invocare la libertà di coscienza. Un conto sono i temi eticamente sensibili, un altro l'aggravante in codice penale per l'omofobia. Ma sara' bene una volta per tutte che nel gruppo parlamentare e nel Pd si chiariscano le regole alle quali ci dobbiamo attenere".

Per Rosy Bindi "Paola Binetti ha sbagliato a votare una pregiudiziale di incostituzionalità incostituzionale presentata dall'Udc. Le motivazioni di Buttiglione sono una vera bizzaria giuridica e non si può continuare a pensare che essere cattolici implichi una distanza dai principi della democrazia. Ma è altrettanto bizzarro in una fase congressuale e quando il partito non si è ancora dato regole condivise su questi aspetti, invocare decisioni su di lei. Bisognerebbe ricordare che la Binetti non è mai stata sola né è mai stata lasciata sola, persino quando ha votato contro la fiducia al governo Prodi. Paola deve interrogarsi se nel Pd si sente davvero a casa propria, ma sarebbe un atto strumentale procedere ora nei suoi confronti". D’accordo Enrico Letta: ''E' ovvio che in tutti i casi in cui gli aspetti eticamente sensibili sono presenti sono casi nei quali e' naturale e giusto che ci sia la libertà di coscienza del singolo parlamentare. Però regolare questo sistema e' necessario per evitare che poi scattino polemiche e difficoltà come quelle che stiamo vivendo in queste ore''. Sulla stessa linea le deputate Barbara Pollastrini e Livia Turco che parlano di “evidente la spaccatura nella mozione Franceschini sul tema laicità”. Interpretazione rifiutata da Pina Picierno, sostenitrice di Dario Franceschini: “Nessuno ha sinora mai parlato di sanzioni: quello posto già ieri sera da Franceschini e' il serio problema politico della permanenza nel Pd di Paola Binetti dopo il voto espresso alla Camera”. Sulla necessità di regole forti, auspicate dal versante Bersani, osserva: “In realtà regole ci sono e sono contenute nel nostro codice etico che definisce fondante l'impegno affinché ''i diritti e le libertà si impongano sul razzismo e sulla violenza. Contrastano ogni forma di discriminazione nel nome dell'uguaglianza sostanziale''. D’accordo il senatore Stefano Ceccanti che si chiede ''se non sarebbe più coerente per l'onorevole Binetti dimettersi lei subito da un Gruppo che ha di fatto, con la sua scelta, accusato di violare la Costituzione''. Sul fatto che la Binetti possa essere sanzionata o meno dal Gruppo alla Camera, Ceccanti spiega che ''le regole per sanzionarla esistono senz'altro, occorre valutare da parte del Gruppo della Camera se la Binetti vi rientra e, in caso positivo, quale delle sanzioni applicare. Ma sarebbe poco elegante per me che non sono membro del Gruppo della Camera esprimere un parere sulle sanzioni, anche perche' non conosco tutti i dettagli del voto di ieri che contribuiscono a chiarire come vada applicato nel caso specifico il Regolamento del Gruppo''. Per Ceccanti le conclusioni possono essere solo due: o si dimette la Binetti dal Gruppo ma ''se questo non dovesse accadere, decida il Gruppo della Camera ma senza strumentalizzare in alcun modo questa vicenda in vista delle Primarie''.

Più duri i sostenitori della mozione Marino, Paola Concia, Rosaria Iardino e Ivan Scalfarotto, esponenti del Pd che evidenziano come ''la mozione Marino ha sempre posto tra le sue priorita' quella della difesa e dell'estensione a tutti, senza discriminazione di sorta, dei diritti di cittadinanza fondamentali'' riferendosi anche al matrimonio fra persone dello stesso sesso,
Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai invita a non perdere di vista le crepe nella maggioranza: "La posizione della Binetti non deve e non puo' cancellare l'ennesima ed evidentissima frattura nella maggioranza, che si e' divisa in maniera eclatante sul Pdl omofobia. Il suo atteggiamento lascia sinceramente sconcertati e le sue giustificazioni sono debolissime. Credo, però, che l'unica cosa di cui non abbia bisogno il nostro partito e' quella di trasformare l'on. Binetti in una martire".

Andrea Sarubbi, invece richiama i suoi colleghi, ricordando che il PD nasce dal pluralismo: ''Dopo la lezione di cinismo di ieri nella votazione sull'omofobia, il Pdl oggi ce ne sta dando una di liberalismo, non processando sulla pubblica piazza i 19 deputati che si sono smarcati dalla linea del gruppo parlamentare. La nostra unica dissidente, invece, è già finita sul rogo, immolata sull'altare del congresso. Nel merito del voto dissento totalmente dalla mia collega: l'aggravante per l'omofobia mi sembrava infatti una risposta doverosa della politica alle crescenti violenze contro gli omosessuali. Avevo seguito il provvedimento in Commissione Giustizia ed avevo chiesto di intervenire in Aula sul complesso degli emendamenti, per ribadire il mio appoggio al testo base. Ma 24 ore dopo mi pare che il problema sia diventato un altro: non più la legge in sè, che sarebbe stata fermata dal Centrodestra e dall'Udc anche senza il soccorso di Paola Binetti, ma piuttosto la permanenza nel Pd di chi, in particolari circostanze, dia la precedenza alle proprie convinzioni rispetto alla linea del partito. Nel dibattito congressuale gli slogan e i colpi bassi sembrano avere la meglio sui ragionamenti pacati. Peccato, perché mai come ora ne servirebbe uno sul pluralismo interno, ingrediente indispensabile per un partito che, vocazione maggioritaria o meno, vuole candidarsi a governare l'Italia''.

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