Come sta avvenendo anche nelle “medie” città, Monza sta cambiando.
Cambia il tessuto urbanistico, aumenta il differenziale tra chi può permettersi di abitare a Monza e chi invece non può permetterselo.
Aumenta la “fuga” da Milano per i suoi costi “impossibili”, così come rimangono inevasa anche a Monza la possibilità di abitare, in particolare per giovani coppie, studenti e famiglie con bassi redditi.
Ancora di più, anche nella nostra città, le fasce più deboli della cittadinanza - bassi redditi, migranti, nuove povertà - rischiano di essere tagliate fuori dal “Diritto alla Casa”.
Nella giornata di Porte Aperte, si è riflettuto molto su questo tema, in particolare nel workshop specifico dedicato alle buone pratiche presenti nella nostra città, che prestano attenzione alle fasce più deboli e marginali.
Nella mattinata Elena Granata “Urbanista” del Politecnico di Milano, ci ha dato un contributo di grande livello sul tema “Abitare: città aperte, creative, sostenibili e inclusivi. Un contributo, che ha permesso di offrire una “visione di prospettiva” sulla quale anche la nostra Amministrazione è chiamata a riflettere: come tenere conto dei cambiamenti, come creare le condizioni per un abitare che sia anche capace di accogliere e di fornire spazi relazionali e nuovi servizi nei quartieri.
Elena Granata è partita ponendo alcune domande:
“Cos’è diventata oggi una casa? Solo bene economico od oggetto di investimento finanziario? Uno sviluppo abitativo che espelle generazioni giovanili e di studenti, ceti medi e poveri, cioè tutto quello che non è funzionale al consumo?
“Cosa stanno diventando le nostre città?” Una continua somma di edifici che hanno il solo scopo di finalità economiche? Quando la città invece è fatta anche di spazi e relazioni?
“Esiste una relazione sostenibile tra lo sviluppo urbano e l’ambiente anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto?”
In questo articolo, Elena Granata offre una serie di visioni, idee e possibilità che cercano di dare alcune risposte alle precedenti domande.
Sintetizziamo ora, solo alcune definizioni al proposito.
“...l’esperienza della casa ha a che fare con la natura dello spazio aperto e pubblico e con la natura delle relazioni, che in quello spazio hanno luogo. Una città che aiuta a crescere è una città che valorizza le differenze, che aiuta a ritrovare sé stessi e insieme favorisce le comunanze, aiuta a ritrovarsi al di là delle differenze…”
“…Lo spazio dell’abitare è da sempre chiamato ad assolvere almeno ad una duplicità di esigenze: il rifugio e la relazione, la casa, spazio privato e lo spazio pubblico. E le due dimensioni sono in qualche modo inscindibili: "i luoghi abitabili sono punti di incontro di privato e pubblico, di quiete e di moto…”
“...Abitare nel suo significato più ampio, non si esaurisce nell’oggetto della casa, non si esaurisce neppure nella "vita" che attraversa la casa, nella relazione mutevole tra questo interno e i suoi abitanti, ma è una esperienza, un processo che ha a che fare con l’esperienza quotidiana delle persone, con quel varcare soglie, attraversare confini…”
La positiva sfida lanciata da Elena Granata al nostro partito e alla nostra Amministrazione è molto grande, difficile e complessa, Ci invita a realizzare atti e azioni, che abbiano chiara la visione e modello di città che abbiamo in mente per il futuro nelle scelte che facciamo nel presente.
Pur consapevoli che talvolta è necessario fare scelte coraggiose e impopolari, il lavoro della Giunta Pilotto e dell’Assessore in questi primi anni va in questa direzione.
Ad esempio, la vicenda dell’edificazione di nuove abitazioni per gli studenti nell’area ex caserma IV Novembre fa emergere tutta la strumentalità di un supposto ambientalismo cercando di impedire risposte a domande sociali reali. Dall’altra la stessa Amministrazione, ma in un quadro più generale e cittadino, è chiamata a continuare una politica urbanistica attenta alla conservazione e allo sviluppo di un ambiente sostenibile.
