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stati_generali_della_culturaIl 3 e 4 dicembre a Roma, alle Officine Marconi, il PD ha reso la Cultura protagonista. Al via la due giorni degli Stati generali della Cultura a Roma alle Officine Marconi, organizzati dal Dipartimento Cultura del PD nazionale.

Nel corso della kermesse professionisti e operatori della cultura e dello spettacolo, esperti, studiosi, associazioni e forze sociali si confrontano sulle prospettive del settore affinché l’Italia torni ad essere fabbrica di cultura, laboratorio di innovazione e creatività.

Matteo Orfini, intervenendo, ha spiegato che gli Stati Generali, rappresentano un'ultima tappa di un percorso lungo e impegnativo, che ha attraversato più di settanta città, mettendo la cultura al centro dell'agenda politica del Partito democratico. Due mesi di lavoro, cominciati il 1 ottobre a Catanzaro e terminati ieri sera, ad Ancona. Alla visione pessimista e regressiva della cultura promossa in questi anni dalla destra, ha ribadito, noi Democratici dobbiamo contrapporre un progetto alternativo:  la necessità di ricostruire un'idea di Paese nuovo, un modello di sviluppo che rompa coraggiosamente col passato e che sappia ripensare se stesso all'interno di una dimensione politica europea.

Walter Veltroni ha concluso i lavori della prima giornata affermando che abbiamo vissuto il tempo di pace più lungo nella storia, un tempo in cui l’allungamento del ciclo di vita ha portato a migliorare la qualità della vita stessa. Il mondo si conosce di più, il sapere è più vissuto rispetto a qualunque generazione precedente, grazie ai nuovi flussi comunicativi.

Tutto questo però ha creato un nuovo modello contraddittorio e una restrizione nel trasporre le aspettative nella propria condizione sociale. Queste condizioni nuove premono ed hanno mutato la relazione tra il sé e gli altri, l’ambiente e la natura. In questo senso la cultura non può più svolgere il ruolo di cenerentola, ma deve essere interpretata come opportunità. Questo ci spinge a usare la cultura come veivolo del cambiamento, chiedendo alla cultura di svolgere un ruolo per contrastare l’egoismo esasperato fondato su un io e sulla cancellazione di un sistema di relazione, su una società dove non c’è senso della storia e anzi, viene rimossa ogni coscienza storica. “In questo quadro c’è una luce però - afferma Veltroni - la crescente domanda di cultura. La cultura è tutto, ma bisogna tornare ad usare dei linguaggi popolari. Le esperienze pittoriche i libri i film ora con internet sono più accessibili a tutti, eppure, c’è un grande bisogno di recuperare la ragione per creare sicurezza”.