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politica industrialeSabato 20 Settembre ho partecipato all'incontro sulla politica industriale italiana organizzato dal PD di Desio e dal PD di Monza e Brianza nell'ambito del seminario di formazione politica "Prospettive democratiche". Il dibattito, introdotto da Anna Maria Di Ruscio, del Forum ELI (Economia Lavoro Impresa) di Monza e Brianza, ha visto i relatori Filippo Taddei, Roberto Romano e Giampaolo Galli, molto qualificati, esprimersi decisamente all'altezza delle aspettative.

Non c'è stato alcun cedimento a facili slogan e tutti e tre i relatori hanno argomentato le loro posizioni illustrando cifre e teorie economiche a volte anche un pò complesse per i non addetti ai lavori.

Filippo Taddei è partito dal calo del 5% sul PIL della domanda di investimenti per indicare fattori di base della crescita economica su cui il Governo intende lavorare: ridurre l'incertezza e migliorare il capitale umano.

Quanto al primo, secondo Taddei l'Italia soffre di alcuni problemi specifici rispetto agli altri paesi industrializzati, problemi che producono incertezza nei consumatori ma soprattutto negli investitori:

  • eccessivo carico fiscale sui fattori produttivi
  • pubblica amministrazione poco efficiente

Il piano del Governo prevede di ridurre la spesa corrente di 13-15 Miliardi di Euro attraverso un ridisegno delle funzioni della Pubblica Amministrazione; soldi da usare per ridurre il carico fiscale sui fattori produttivi, evitando odiosi tagli lineari alla spesa pubblica.

Quanto al fattore del capitale umano, Taddei ha sottolineato come una riforma del mercato del lavoro non crea di per sè nuovo lavoro ma può determinare la qualità del lavoro, cosa di cui l'Italia ha estremamente bisogno.

Se, infatti, il reddito medio dei lavoratori italiani è in linea con la media UE, tutti gli indicatori legati al capitale umano sono ben sotto la media e questo si lega al livello di precarietà che caratterizza il nostro mercato del lavoro.

Tra le misure contenute nel Jobs Act: l'allargamento degli ammortizzatori sociali a fasce oggi non protette, il potenziamento della formazione professionale e delle politiche attive per il lavoro.

L'Europa aspetta che noi onoriamo i nostri impegni

Draghi ha detto chiaramente che la politica monetaria da sola senza una politica di bilancio espansiva non funziona. E la politica di bilancio espansiva dovrà essere realizzata a livello europeo dal piano Junker; l'Italia da sola non ha certo la forza di avviare una politica economica espansiva.

L'Italia ha però il compito di affrontare problemi suoi specifici realizzando riforme strutturali come quella del mercato del lavoro.

Ha poi preso la parola Roberto Romani, Professore universitario a Bergamo, consulente CGIL, il quale collabora con giornali (il Manifesto) e siti  (sbilanciamoci.info).

Romani ha affermato che non basta immettere denaro nel sistema (anche se ha apprezzato la misura degli 80 Euro !) ma occorre avere capacità produttiva.

Ha citato la definizione di politica industriale di Riccardo Lombardi "cambiare il motore della macchina senza fermarla".

Ha sottolineato l'importanza degli investimenti, rispetto ai consumi. A questo proposito Romani ha analizzato l'andamento degli investimenti dal 1985 al 2012: tale andamento ha caratteristiche uniche italiane:

  • Il rapporto Investimenti e PIL, che era all'inizio simile a quello degli altri paesi europei, si è ridotto del 5%
  • La quota di investimenti in macchinaridelle imprese è stata costantemente più alta della media europea ma la produzione è stata inferiore. Come mai ? Colpa, secondo Romani, della mancata spesa in Ricerca e Sviluppo ! La spesa privata in Ricerca e Sviluppo sulla spesa totale per investimenti (quella che viene definita "intensità tecnologica degli investimenti privati") si è mantenuta nella media UE (attorno al 10%) fino al 1987/88, ma poi è salita solo dal 10% al 12% mentre in Germania è passata dal 9% al 34% !

Come affrontare il problema della scarsa capacità di innovazione dell'industria italiana ?

Partendo dal fatto che gli enti pubblici di ricerca italiani (es ENEA) sono di altissimo livello, si potrebbero avviare imprese innovative con soldi pubblici e privati, farle crescere per alcuni anni per poi lasciarle al mercato.

Aspetto importante è che la UE ha pubblicato un "Industrial Compact" molto ben fatto, che individua le linee di una crescita europea.

Ma, capito per esempio che si vuole puntare sulle energie alternative, il problema rimane come sfruttarle per creare lavoro, visto che, per esempio, in Italia non produciamo per niente prodotti come i pannelli solari.

In fine Giampaolo Galli, Ex Direttore di Confindustria, oggi parlamentare, Giampaolo è stato chiamato a suo tempo da Pierluigi Bersani a candidarsi nel PD.

Giampaolo ha detto che ci sono due modi di intendere le politiche industriali:

  • Fattori orizzontali
  • Fattori verticali

 e ha inquadrato gli approcci dei due relatori precedenti secondo questo schema.

Secondo Galli, Filippo Taddei ha trattato dei fattori orizzontali, cioè come creare le migliori condizioni possibili per l'industria.

Roberto Romano ha trattato dei fattori verticali. Su questa linea troviamo economisti come Paolo Leon e Riccardo Lombardi, ma anche un politico come Romano Prodi con i suoi "Piani di settore".

Questo tipo di approccio ha il più delle volte fallito, tranne eccezioni come la Finlandia e Israele: un ottimo mix dei due approcci è stato tentato dal primo Governo di centro-sinistra del 2006, con Bersani Ministro dell'Industria e con il suo progetto "Italia 2015".

La logica di questo progetto era "il mercato faccia la sua parte ma lo Stato intervenga sui fattori orizzontali della crescita, come, per esempio, un credito d'imposta per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo".

Il progetto di Bersani definì anche le grandi linee di sviluppo su cui l'industria italiana avrebbe dovuto muoversi: mobilità, green economy e biotecnologie. Il progetto è stato però smantellato dal Governo Berlusconi ed in particolare dal suo Ministro Giulio Tremonti.

Conclusioni

Un incontro stimolante, su un tema complesso. Decidere in quale direzione andare è una sfida enorme per la nostra classe politica. Forse la Sinistra sta capendo l'insostituibilità dell'Impresa, come produttore di ricchezza, adesso che le Imprese italiane stanno soffrendo; speriamo nonsia troppo tardi !

 

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