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foto crisi micronNel giro di poco tempo molte situazioni di crisi hanno colpito la nostra Brianza. Tre le più significative.
Nell’augurarci che l’attività delle RSU interessate e dei sindacati riescano a eliminare le conseguenze negative, o quanto meno a contenerle, val la pena di sottolineare come le istituzioni (il Consiglio Regionale da un lato, ed un gruppo di parlamentari bipartisan dall’altro) stiano cercando soluzioni di sistema per frenare questa emorragia di posti di lavoro.

MICRON
A alcune settimane fa la dirigenza della società aveva ringraziato i lavoratori per i risultati positivi della gestione: a livello consolidato la multinazionale aveva registrato 1,2 miliardi di utile. Erano state inviate mille lettere di congratulazioni individuali ai dipendenti degli stabilimenti italiani ! Ora, 420 di loro rischiano di perdere il posto di lavoro! Dei quali 223 negli stabilimenti di Agrate e Vimercate.

E pensare che, quando la multinazionale americana Micron rilevò il settore delle memorie da ST Microelectronics, aveva garantito il posto di lavoro ai lavoratori che acquisiva con l’operazione. “Un vero e proprio atto di pirateria” lo definiscono i sindacati. “Prima acquisisce una sua competitrice, la spoglia dei brevetti e del portafoglio clienti e dismette il tutto in soli tre anni, scaricando sulle spalle dei lavoratori e della comunità, il peso di queste scelte scellerate.”
Non è solo la nostra zona ad essere colpita. Sono coinvolte anche Catania – 128 i lavoratori in pericolo -, Arzano ( Na), Avezzano (Aq). Secondo i lavoratori e i sindacati tutto questo non è tollerabile ed è urgente fermare il saccheggio del nostro Paese.

CARRIER di Villasanta
L’azienda di Villasanta, lo scorso 9 gennaio, ha avviato la mobilità per i rimanenti 212 dipendenti rimasti (erano un migliaio). La multinazionale Utc intende andare nella Repubblica Ceca a produrre i condizionatori che faceva in Brianza. Energia, logistica e fiscalità sono troppo care da noi – affermano -, ed hanno determinato questa decisione: il maggior costo della manodopera sembra, questa volta, non essere stato l’elemento principale che ha giocato in negativo.

La delegazione dei lavoratori, accompagnata dal sindaco e dall’assessore provinciale, si è recata in Regione. Il consigliere regionale del PD Enrico Brambilla ha informato che si sta mettendo a punto una legge lombarda che cerca di porre freno alle delocalizzazioni con una serie di misure incentivanti (credito d’imposta, ed altre) e che sarà approvata entro metà febbraio. Nel frattempo è però necessario convincere la proprietà a sospendere la mobilità, ed a conservare a Villasanta almeno una parte della produzione. Altrimenti si chiederà di reindustrializzare il sito ad opera di fornitori, terzisti, e altre società che fanno capo all’Utc.
Nel frattempo l’Amministrazione di Villasanta ha confermato che la destinazione d’uso della vasta area sulla quale sorge la Carrier, resterà comunque industriale. Questo per scoraggiare sul nascere possibili progetti di speculazioni edilizie.

ALCATEL Lucent
Che sia da tempo necessario che, a livello di governo, si intervenga per porre un freno a queste delocalizzazioni – dismissioni, e tutelare le eccellenze nel Paese, è testimoniato dall’iniziativa di un gruppo di parlamentari che scrive al management della società invitandolo a mantenere i livelli occupazionali. 

Scrive in un suo articolo Antonello Salerno: “Seguiamo da tempo la vicenda della sede Alcatel di Vimercate e siamo profondamente preoccupati dall’applicazione dello ‘Shift Plan’ previsto dall'azienda, piano di ridimensionamento che prevede anche l’esternalizzazione di una parte importante della ricerca e sviluppo di Vimercate, dichiarata ‘non strategica’“.
Un gruppo bipartisan di parlamentari ha indirizzato una lettera ai vertici italiani e internazionali di Alcatel Lucent, al ministro per lo Sviluppo, Flavio Zanonato, al sottosegretario Claudio De Vincenti, al commissario del Governo per l’Agenda digitale, Francesco Caio e all’assessore alle attività produttive della Regione Lombardia, Mario Melazzini.
All’inizio di ottobre l’azienda aveva annunciato una massiccia ristrutturazione, che prevedeva la riduzione di un terzo dei propri occupati in Italia, con 586 esuberi. 4.100 il numero complessivo dei licenziamenti in Europa, Medio Oriente e Africa entro la fine del 2015, 10 mila nel mondo.
Il sito di Vimercate fin dai tempi di Telettra rappresenta un centro di ricerca e sviluppo in grado di gestire tutte le fasi dello sviluppo di un portafoglio completo di apparati ad alta innovazione - scrivono i parlamentari - dall’ideazione alla commercializzazione. Crediamo che Governo, Parlamento e Istituzioni locali debbano lavorare per difendere la tradizione e la storia di questo centro di ricerca e garantire anche a medio-lungo periodo il mantenimento delle eccellenze tecniche e delle capacità innovative nel nostro Paese in un settore strategico come quello delle Telecomunicazioni”.

Primo firmatario della lettera è Antonio Palmieri (Fi), e insieme a lui hanno sottoscritto l’appello Raffaello Vignali (Ncd), Stefano Quintarelli (Per l’Italia), Paolo Coppola (Pd), Ilaria Capua (Scelta civica per l’Italia), Mariastella Gelmini (Fi), Paolo Gentiloni (Pd), Pippo Civati (Pd), Luca Squeri (Fi), Paolo Alli (Ncd), Maurizio Bernardo (Ncd), Irene Tinagli (Scelta civica per l’Italia), Elena Centemero (Fi),Roberto Rampi (Pd), Alessia Maria Mosca (Pd), Matteo Mauri (Pd), Gian Mario Fragomeli (Pd),Paolo Cova (Pd), Jole Santelli (Fi) e Gianfranco Librandi (Scelta civica per L’Italia)

Nella lettera si invita “l’azienda, impegnata in una trattativa al tavolo di crisi aperto al Ministero dello Sviluppo a ricercare un accordo che faciliti il mantenimento in Italia di tutta la filiera di attività, anziché la semplice gestione del ‘fine vita’ dei prodotti e permetta di garantire il mantenimento delle competenze e della professionalità di alto livello oggi presenti in Italia. Si può fare, senza penalizzare le legittime esigenze aziendali”.

In queste settimane - proseguono entrando nel merito della loro proposta - si è parlato della possibilità di uno spin-off di un ramo d'azienda da parte di imprese interessate alla tecnologia Alcatel. Questa soluzione è praticabile individuando una impresa realmente interessata a valorizzare il portafoglio prodotti attuale e disposta a investire in innovazione tecnologica e nello sviluppo di nuovi prodotti, garantendo quindi la valorizzazione e lo sviluppo delle competenze attualmente presenti”.

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