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stop-femmicidioE’ stato coniato un neologismo, femminicidio, (piuttosto inquietante) per descrivere il fenomeno degli omicidi di donne da parte degli uomini, spesso mariti, fidanzati o ex.

Se ne è parlato venerdì 28 giugno sera a Monza in un incontro organizzato dal PD; presenti gli Assessori alle politiche sociali Cherubina Bertola ed all’Istruzione Rosario Montalbano, un sociologo Egidio Riva e la presidente del CADOM Mimma Carta.

Si è parlato di violenza sulle donne: violenza fisica e psicologica, spesso continua per anni senza che nessuno sappia nulla e spesso con il finale tragico di un omicidio.

Sostiene l’Assessore Bertola “è sconfortante, essere qui ancora oggi, a parlare di donne violate e che spesso non denunciano i maltrattamenti.

E’ soprattutto l’isolamento, la paura di essere sole contro tutti (spesso i parenti fingono di non sapere o girano le spalle) a frenare la denuncia.

Denunciare significa rompere con la famiglia, coinvolgere i figli, doversi trovare una sistemazione alternativa, un lavoro. Ecco perché servono centri di aiuto alle donne, che ascoltino la loro tragedia, che le sostengano nel loro percorso di denuncia.  Serve una rete di aiuti tra le istituzioni: vigili, polizia, ospedali, medici, ASL, prefettura; chi viene a conoscenza di una violenza deve fare scattare l’aiuto alla vittima in collaborazione con la rete.

Continua, l’Assessore, parlando del progetto ARTEMIDE che vede impegnato il comune di Monza insieme ad altri comuni della Brianza con una rete di aiuti alle donne maltrattate e con la continua formazione degli operatori della rete.

Il sociologo Egidio Riva parla della Convenzione di Istanbul, appena ratificata anche dall’Italia, la cui finalità è di contrastare la violenza familiare sulle donne. Gli stati membri dovranno attuare programmi in quella direzione.

La violenza sulle donne viene considerata una violazione dei diritti umani.

La Presidente del CADOM Mimma Carta dice che la Convenzione non risolverà il problema, ma è un segnale, un impegno.

Racconta di storie dolorose che ha incontrato nella sua esperienza; nel 2012 il centro ha accolto 243 donne, se si sommano anche le segnalazioni si arriva a 331 casi. Lamenta la generale mancanza di fondi, sia per affrontare il sostegno, sia per la raccolta dei dati che sono importanti se si vuole capire il fenomeno.

Esiste una legge della regione Lombardia che dovrebbe attivare strumenti per sostenere le donne maltrattate, per formare operatori, ma per ora è lettera morta poichè mancano i finanziamenti.

La violenza sulle donne è anche un costo sociale per tutti: si parla di 33 miliardi di euro per tutta l’Europa di cui 4 per l’Italia. Un maltrattamento è un costo: la donna che non va al lavoro, le forze dell’ordine che devono occuparsene, i figli che devono essere portati in strutture adeguate, l’assistenza che serve. Il problema è di tutti noi, nessuno può chiamarsi fuori.

L’Assessore Montalbano sottolinea la necessità, l’importanza di educare fin da piccoli per raggiungere la maturità emotiva. E’ importantissimo educare al rispetto di tutti senza distinzione di genere. Anche la scuola ha pochi fondi per questi progetti. E’ comunque presente, nel nostro territorio, il progetto IM-PARI a scuola che  educa alla coesistenza, al rispetto di genere.

I dati disponibili dicono che i femminicidi sono in aumento : 124 le donne uccise nel 2012 in Italia e nel 2013 sono già 60; molte avevano già denunciato i maltrattamenti, le violenze.

Ecco che ritorna la necessità della rete di aiuto e di protezione; purtroppo in Italia il tasso di sommerso (cioè  di non denuncia) è intorno all’80%-90%

Analizzando i dati: sono le regioni del Nord, le più ricche, ad avere il triste primato di casi di maltrattamenti e violenze.

Probabilmente la percentuale più alta è dovuta al fatto che le donne al Nord sono più indipendenti economicamente, rispetto a quelle del Sud, e per questo trovano più coraggio e fanno la denuncia.

Un’ultima riflessione: la violenza sulle donne esiste perchè gli uomini hanno dei problemi che pensano di risolvere con la sopraffazione, con la forza.

Serve un processo culturale e serve anche che gli uomini che NON sono violenti si occupino del problema di altri uomini che invece conoscono solo la sopraffazione.

E problema nel problema: i bambini che vivono i famiglie dove la violenza è la norma, che a loro volta potranno essere dei violenti in futuro. Una spirale senza fine. Serve una rivoluzione culturale che non si farà in pochi anni; purtroppo ci vorranno generazioni.

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