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Pier Luigi Bersani a Che tempo che fa, nella sua prima partecipazione televisiva dal segretario del Pd, parla a 360 gradi

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Quella di ieri sera è stata la prima partecipazione televisiva da segretario del Pd. Pier Luigi Bersani , ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa (l'intera puntata si può riguardare sul sito della Rai), ha parlato di lavoro, dell'addio di Francesco Rutelli al Pd, del dopo primarie, di alleanze politiche, della riforma della giustizia e del caso Marrazzo.
La priorità che si pone il Pd è la questione del lavoro. “È il problema dell'Italia e voglio che sia il problema numero uno del Pd. Se ci mettiamo dalla parte dei più deboli, di chi lavora e produce riusciremoa fare una società migliore per tutti". Dopo averlo ripetuto per tutta l'estate, tra le feste del PD e gli interventi congressuali, è da qui che parte Bersani, quando fazio gli chiede di dir euna cosa "di sinistra". E ha spiegato: "Ci saranno iniziative dove l'emergenza esiste, nel territorio, e anche nelle sedi politiche e parlamentari. Da questa priorità viene fuori l'idea di
partito popolare. Un partito dei riformisti italiani, che guardi in avanti. Il problema di oggi è quello di costruire un partito con un profilo di identità politica che rimarchi antiche culture con nuove culture, e sia un partito nuovo senza per questo non poter pronunciare antiche parole come popolare, laico. Abbiamo già fatto un passo avanti, ora va trasmesso alle nuove generazioni il partito nuovo"

L'addio di Rutelli, i temi etici. “Sono dispiaciuto ma non molto preoccupato”. Così Bersani ha commentato le dichiarazioni di Rutelli sulla sua volontà di uscire dal partito. “A differenza di quello che pensa lui – ha continuato - noi stiamo facendo davvero il bambino nuovo. I tre milioni di votanti alle primarie ci hanno chiesto di andare avanti, facendo il partito che abbiamo promesso in questi anni, e lavorerò su questo, con spazio per tutti. Sono troppo sicuro del progetto per essere troppo preoccupato dell'uscita di
Rutelli”. Bersani si è dimostrato fiducioso che l'addio di Rutelli non avrà grande seguito: “non credo che questa cosa determini fuoriuscite, anzi ho la sensazione di arrivi nel partito". Non è dunque una questione di mondo cattolico dentro o fuori dal Pd. Le decisioni sono personali e vanno rispettate. “Il mondo cattolico sa benissimo che ho una convinzione molto radicata e profonda. Le coscienze etiche, morali e religiose sono una risorsa enorme e non chiederò mai di annacquare il
vino, però chiedo l'autonoma responsabilità della politica".

Esistono temi di frontiera dove ogni parlamentare sceglie in base alla sua coscienza. I temi etici sono un chiaro esempio di questo tipo. Ma la gente deve sapere con certezza che "sul testamento biologico, il Pd deve andarci con una premessa: io non accetto che metà degli italiani debba decidere come deve morire l'altra metà e quindi voglia che il partito si faccia promotore di una soluzione umana che consenta di esprimere una volontà da parte di tutti. Non credo si debba andare dal notaio. C'è bisogno di una soluzione umana ma cercando convergenze".

Quale Pd dopo le Primarie. Bersani si è detto molto fiducioso che nel Pd prevalga un'azione comune ed unitaria "Dobbiamo lavorare assieme a Franceschini e Marino – ha dichiarato Bersani. Bisogna parlare con loro in questi giorni. Sicuramente lavoreremo assieme". Per quanto riguarda il nome del prossimo presidente del Pd, Bersani non ha voluto sbilanciarsi, né fare dei nomi. “Vorrei che lo sapesse prima l'interessato o l'interessata".

Alleanze. Quali potrebbero essere le prossime alleanze per il Pd? “E' un tema che deriva da quello di alternativa, che contiene sicuramente il concetto di opposizione. Fare opposizione e preparare una nuova scelta per gli elettori. Questa impostazione porta a dire che non si può far da sé. Bisogna rivolgersi in modo generoso alle altre forze, a cominciare da quelle presenti in Parlamento. Una nobile gara a dare il contributo maggiore per costruire un'alternativa”.

È ovviamente un'operazione non semplice e che "non si fa dalla mattina alla sera. Però, io credo che, a cominciare dalle forze che sono in Parlamento, a cominciare dall'Udc e da Di Pietro, che sono all'opposizione, su temi come quelli della democrazia, che subisce in questo periodo delle deformazioni importanti, sui temi economici e sociali, si può ragionare".

“Anche altre forze che sono nella società – ha continuato il segretario del Pd - e non sono in Parlamento, forze politiche, formazioni civiche, ambientaliste, posizioni che possono avere un rapporto programmatico con noi. Si tratta di riprendere un filo di dialogo, questa fu l'ispirazione
del'Ulivo che io vorrei in queste misure riprendere. Con altre forze, tipo Rifondazione comunista, non c'è prospettiva né interesse reciproco a fare alleanze in vista di prospettive di governo ma ci può essere una discussione sui tema della democrazia, della riforma elettorale e anche convergenze
programmatiche a livello regionale locale laddove la cosa può apparire chiara".

Riforma della Giustizia. “Hai voglia se si dovrebbe discutere di come far funzionare la giustizia per i cittadini. Ma finché noi siamo in presenza di una interferenza ineliminabile nella discussione sulla giustizia, dai problemi che non dei cittadini ma sono del presidente del Consiglio, io con tutta la buona volontà vedo molto difficile questa discussione, a meno che il presidente del Consiglio e la destra sgombrino il campo dai problemi che non sono i problemi dei cittadini". Così Pier Luigi Bersani sulla possibilità o meno di un dialogo con la maggioranza sulla riforma della Giustizia. “Cancello dal vocabolario politico la parola dialogo – ha continuato il segretario del PD - è una parola malata che non si capisce mai cosa voglia dire. Se diciamo confronto in Parlamento, si capisce. Su che cosa? Posso dire che se ci sono temi di riforma della democrazia siamo assolutamente pronti con le nostre proposte".

Marrazzo e la sua difesa. “Occorre capire se nella vicenda Marrazzo, oltre all'errore grave che il governatore del Lazio ha pagato, ci sia stata una trappola. E che trappola". Cosi Bersani sullo scandalo di natura sessuale che ha colpito il governatore del Lazio. Tutta la vicenda lascia “aperti interrogativi da capire meglio. Occorre capire come oggetti, filmati, eccetera, girino di mano in mano in questo Paese, essendo con tutta evidenza oggetti che possono essere strumenti di pressione o di ricatti, e così girino queste cose senza che nessuno prenda un'iniziativa, andare dalla magistratura per esempio". Le dimissioni di Marrazzo sono state “gesto di responsabilità, un gesto doveroso, perché credo che per chi sceglie la vita pubblica debba comunque esserci un elemento di coerenza, di quadro con i comportamenti privati".

A.Dra

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