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le_primavere_di_monzaSi è servito di un verso del profeta Isaia per discutere la sua lectio magistralis); Sentinella a chepunto è la notte?” cioè cosa dovremmo fare come cristiani in questa società, in questo mondo, in particolare in questo momento di crisi?

La sera di giovedì 30 maggio, nell’ambito del ciclo di conferenze “Le primavere di Monza” organizzate da “Il Cittadino” la presenza di Enzo Bianchi, priore di Bose, ha fatto registrare il tutto esaurito nella chiesa di S. Pietro Martire.

Un pubblico che ha seguito attentamente la presentazione di Bianchi, sottolineando spesso i passaggi del discorso con grandi applausi e che al termine lo ha sollecitato con numerose domande, segno che il tema è decisamente sensibile.

Il cristiano, dice Bianchi,  è un cittadino della società, ma cosa significa esserlo da cristiani? Significa, seguendo le indicazioni del Vangelo e dello stesso Gesù Cristo (”date a Cesare quel che è di Cesare…” e “Ama il prossimo tuo…”) operare per il bene comune, essere consapevoli della responsabilità verso la società intera, avere e suscitare fiducia e speranza.

Anche nelle difficoltà: i cristiani dei primi secoli patirono le persecuzioni degli imperatori romani, ma non cessarono di sentirsi e comportarsi come probi cittadini (secondo S. Paolo i cristiani debbono essere fedeli all’impero, nell’ambito di un equilibrato rapporto tra fede e politica). Qui Bianchi ha osservato che non sempre il “cattolicesimo romano” ha fatto le dovute distinzioni; talvolta ha utilizzato la religione per fini politici! Non è stata la sola critica della serata diretta alla “gerarchia”.

Ma ha ricordato anche il monito di Giovanni XXIII:  i cristiani cittadini veri e solidali possono dare un significativo contributo ad una società migliore. Anche con un impegno diretto in politica, ma ricordando che un governo non deve realizzare il bene assoluto (“non possiamo imporre le leggi secondo la morale cattolica”), ma il bene possibile (e qui ha citato la legge sul divorzio e lo sciagurato referendum che ne è seguito).

Oggi, nell’età della globalizzazione, viviamo momenti difficili (“la notte”): la società manca di orientamenti, il concetto di bene comune è svanito, i legami sociali ed affettivi si sono fatti precari, c’è una omologazione culturale verso il basso, così come il senso etico, con il “Così fan tutti” si giustificano gli atteggiamenti illeciti. I cristiani sono tornati minoranza, di fronte alla maggioranza di indifferenti nei confronti della Chiesa.

Nella società si assiste ad una pluralità di fedi e il cristiano deve accettare il dialogo sia pure senza abdicare dal proprio credo. Anche le conquiste scientifiche e tecnologiche richiedono un riposizionamento del loro atteggiamento. Sono nuove sfide che il cristiano affronta avendo come riferimento due esortazioni di Gesù: “Quel che è cristiano è al servizio dell’uomo” e “Amatevi l’un l’altro”.

“Non dobbiamo avere paura degli altri, delle incomprensioni, delle ostilità. I cristiani debbono avere e suscitare fiducia” è l’appassionato appello finale di Enzo Bianchi.

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