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civatiPubblichiamo il testo dell'articolo, comparso sul suo blog, con il quale Pippo Civati chiarisce la sua posizione in ordine alla comparsa del suo nome nella cosiddetta "Lista Falciani", articolo nel quale chiarisce inequivocabimente la sua posizione in ordine alla vicenda e sottolinea la strumetalizzazione che, della stessa, ha fatto buona parte della stampa. A lui va la nostra piena solidarietà.

Che cosa ci fa il mio nome? Come sempre, voglio darvi tutte le notizie che mi riguardano non appena sono nelle condizioni di farlo. L'Espresso, nel corso del lavoro giornalistico che riguarda Swissleaks, mi comunica che nella lista Falciani compare il nome di mio padre in relazione a un conto corrente presso la banca Hsbc. Il motivo per cui compare anche il mio nome dipende unicamente dal fatto che mio padre ha aperto quel conto nel 1994 (quando avevo diciannove anni) indicandomi come procuratore, insieme a mia madre (in quanto eredi, per il caso in cui fosse mancato).

Di tutta questa storia non avevo alcuna informazione e quanto ho ricostruito dopo la telefonata del giornalista Paolo Biondani de l'Espresso è che: il conto non ha mai superato i 10.000 euro, si è estinto nel 2011 (essendosi azzerato a causa delle spese di tenuta) e non risulta su di esso alcuna movimentazione.

Preciso che non ho mai fruito di quei capitali e non ho mai avuto concretamente accesso al conto. Prima notizia, quindi:    non ho soldi in Svizzera e non ne ho mai portati, né prelevati.

Quanto al conto e al deposito di quei capitali, non c’è stato alcun elemento di illegalità: tutta la situazione è stata, peraltro, verificata in occasione del verbale della Guardia di Finanza redatto in contraddittorio con mio padre, sulla base delle stesse informazioni qui riportate (ho mostrato tale verbale, che risale al 2011, al giornalista de l'Espresso).    

Nulla di contestato, nulla di scudato, insomma.

La domanda che compare nel titolo sono stato il primo a farmela: da anni impegnato nelle battaglie contro l'evasione, il riciclaggio e i paradisi fiscali, è per me insopportabile vedere il mio nome accostato a persone e comportamenti con cui né io né la mia famiglia abbiamo avuto a che fare.

La domanda, invece, «perché in quella banca?», trova presto risposta: mio padre, amministratore delegato di un gruppo multinazionale che intratteneva rapporti con istituti bancari di vari paesi, ne aveva, tra gli altri operatori finanziari, anche con Hsbc, presso la quale fu aperto un conto regolarmente dichiarato nel bilancio della società (tutto trasparente, quindi). Presso la stessa banca aprì anche il suo, con la cifra indicata qui sopra.

 

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