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Meritava un pubblico più folto la serata del 25 novembre organizzata da Novaluna ed avente come tema la Finanza Etica. Perché il tema era molto interessante, i due relatori brillanti e preparati tant'è che il dibattito con i presenti, opportunamente stimolato dai concetti presentati, ha rischiato di finire fuori tempo massimo, per gli orari consentiti dalle regole di Binario 7.

Chi di noi, senza essere degli specialisti, cerca di tenersi informato attraverso i media sui vari fenomeni di economia e di politica mondiali, ha qua o là recepito concetti di finanza etica senza saperlo, probabilmente. Tutti abbiamo sentito parlare di fondi etici senza sapere esattamente cosa sono, mentre abbiamo capito cos'è il microcredito da quando Amartya Sen ha teorizzato (e conseguito il Nobel per l'economia) l'erogazione di piccoli prestiti a beneficio di microimprese, che ha portato immensi benefici nel terzo mondo.

In effetti il concetto di finanza etica è più generale, come ha affermato il prof. Perrini, il primo dei relatori, e cioè "è un'attività economicamente vitale di gestione dell'investimento di capitale e di risparmio... che garantisce al risparmiatore o all'investitore un uso del suo denaro equo e moralmente ineccepibile..." Cioè, la finanza etica non è beneficenza, ma un investimento come un altro (quindi alla ricerca di un profitto) nei limiti delle finalità anzidette. Detto in un altro modo "se il denaro è utilizzato per finanziare attività "sociali", il suo uso è "etico". Ovviamente si presume che in caso contrario non lo sia, o lo sia meno. Dietro questa concezione c'è sicuramente una sfumatura ideologica che antepone l'"etica del capitalismo" (in sostanza il profitto) a un'altra "etica": il denaro per qualcos'altro (un'ideologia, una religione, un'opinione ecc.).

Possiamo fare un esempio storico: nel 1928 nasce il fondo di investimento Pioneer Fund di Boston, che propone ai privati e ai fondi di investimento religiosi dei prodotti finanziari che escludano l'industria delle armi, dell'alcool, del gioco d'azzardo e del tabacco. Da quella data nei paesi anglosassoni la finanza etica ha permeato sempre di più la finanza "globale", grazie all'importanza assegnata all'etica nella loro cultura. E' stato coniato il termine di Corporate Social Responsibility (Responsabilità sociale aziendale) per indicare il fattore di investimento in capitale umano, sociale e ambientale di un'azienda. Esistono in Usa e Gran Bretagna degli enti di certificazione che valutano il grado di CSR delle aziende dando così precise indicazioni agli investitori sensibili al tema. Qui Perrini non ha potuto evitare di fare i confronti con la realtà italiana: il volume di finanza definibile come etica da noi è veramente trascurabile rispetto non solo agli Usa o alla G.B, ma anche al resto dell'Europa. Per concludere amaramente che si tratta di un effetto della nostra cultura tradizionale e, ancor più, attuale. Parafrasando Woody Allen, per tanti dei nostri vale il detto "Prendi i soldi e scappa".

Argomento ripreso da Fabio de Puppi, il secondo relatore. De Puppi è l'amministratore delegato di una società di assicurazione svizzera (quindi cultura calvinista) ed ha spiegato gli ultimi "fattacci" (Argentina, Enron negli Usa, Cirio e Parmalat in Italia) con l'avidità, il vero nemico dell'etica. Per lui l'etica e l'insieme di tutto ciò che è al servizio dell'uomo e, ahimè, "l'economia di per sé non ha etica". Quindi è necessario sviluppare una nuova etica fra tutti gli attori del processo di creazione del valore: imprese, azionisti, dipendenti, intermediari, clienti. Se necessario debbono essere stabilite le regole del gioco da parte della politica, delle authority, di enti regolatori, ma soprattutto è necessario sviluppare una nuova cultura individuale. Poi, trattandosi di un protagonista del mondo delle assicurazioni, ha insistito sul concetto di sostenibilità. L'attività economica non deve svolgersi al motto di "soldi, pochi, maledetti e subito"; quella ideale deve proporsi sul lungo periodo e risultare profittevole (per gli investitori e risparmiatori) su tutto il periodo. Cita il caso dei Fondi Pensione: un giovane che versa ora una parte del suo stipendio nei fondi deve essere garantito dal gestore del fatto che tra 30 o 40 anni ci sarà ancora l'azienda che gli verserà il giusto corrispettivo. Quindi, sostenibilità, etica, regole sono le tre parole chiave di de Puppi. Sarebbe bello che fossero recepite da chi di dovere, ma, visto le cronache, ho i miei dubbi.
Al termine, vivacissimo dibattito e applausi finali (meritatissimi) ai relatori.

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