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jengaGiocare a Jenga, togliendo tesserine qua e là per sbilanciare la costruzione in attesa di potersi presentare come determinanti alla ricostruzione, potrebbe essere fatale alla costruzione. E anche alla ricostruzione.


Evidentemente deve esistere anche un’Agenda Jenga: nel gioco si sistemano 54 blocchi di legno su piani che formano una torre, i giocatori a turno sottraggono un blocco di legno dalla torre e, con una sola mano, lo mettono in cima. La torre diventa sempre più instabile finché uno dei giocatori sottrae il pezzo che la fa crollare.

Il “paziente Italia” fu ricoverato d’urgenza un anno fa in terapia intensiva con funesta diagnosi: a un passo dal baratro, praticamente sul lastrico.

Si disse, allora, che fossero proprio l’instabilità e l’inaffidabilità il primo dei mali da curare. E’ che a un anno di distanza sembra che si sia persa la diagnosi. Non si trovano più le lastre. Al paziente con famiglie allo stremo – come confermano i dati di oggi secondo i quali ogni famiglia ha perso 1000 euro l’anno dal 2003, con una pressione fiscale record e abbattimento dei consumi- quale cura si propone oggi? Se quella resta la fotografia del paese, e la diagnosi, qual è la cura? Certo non l’instabilità. Perché domani, passata la sbornia del 51%, occorrerà che le forze che vogliono ricostruire e rimettere in piedi il Paese collaborino.

Giocare a Jenga, togliendo tesserine qua e là per sbilanciare la costruzione in attesa di potersi presentare come determinanti alla ricostruzione, potrebbe essere fatale alla torre e al paziente.

“Paradossalmente è il rassicurante Monti che potrebbe causare un risultato instabile” alle elezioni “nella forma di un Senato sospeso”, avvertiva qualche giorno fa l’Economist.
“Monti non tolga le castagne dal fuoco a Berlusconi in Lombardia” segnalava più prosaicamente ieri Pier Luigi Bersani.

Attenzione, quindi, al gioco dell'instabilità. Perché a Jenga, e non solo, il giocatore che perde è proprio quello che fa crollare la torre!!