Non solo le immigrate. Non sempre le più giovani. A fare la dolorosa scelta di interrompere una gravidanza, in Lombardia, come portato alla luce dai Centri per la vita recentemente, sono sempre più donne italiane, anche mature che, a causa di rapporti di lavoro instabili, spesso in nero, con contratti privi di tutele per la maternità, scelgono di abortire.

Di queste donne aveva già parlato la sociologa Chiara Saraceno qualche mese fa, spiegando che sono proprio loro ad ingrossare le fila della cosiddetta 'disoccupazione invisibile'. Oggi apprendiamo che sono anche coloro che scelgono l'aborto come una soluzione estrema che si colloca in un percorso di vita precaria e senza alcuna protezione sociale effettiva.

"Se gli stessi centri per la vita hanno riscontrato un aumento degli aborti dovuti alla crisi occupazionale e al precariato che avanza e colpisce soprattutto i giovani, la Regione non può tapparsi gli occhi di fronte a questi dati. Servono misure strutturali per aiutare chi, pur volendo mettere al mondo un figlio, è spaventato da una condizione esistenziale e professionale che non permette di fare progetti stabili e di costruire una famiglia" ha detto Luca Gaffuri, che ha firmato un'interrogazione urgente con risposta immediata presentata in Aula e concernente l'aumento dei casi di interruzione volontaria di gravidanza tra donne con lavoro o contratto precario. Per il consigliere del Pd servono interventi strutturali. La risposta della Regione deve essere portata a regime, elaborando politiche stabili a favore della maternità a rischio su cui costruire i finanziamenti necessari.

 

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