congressoVi proponiamo alcuni interventi su questi argomenti raccolti discutendo tra di noi nelle scorse settimane. Li abbiamo rielaborati come dialogo, allo scopo di arricchire o suscitare altri contributi al dibattito. Buona lettura e grazie per i vostri pareri.

L: Qui andiamo a finire male anzi malissimo. Visto la situazione il congresso doveva essere già fatto o fare nel brevissimo.... non si può continuare a logorarsi con diatribe e perdere continuamente consensi....

G: Non so. Dipende molto da come si svolgeranno i passi previsti in questo periodo. Penso sia molto importante modificare lo Statuto del PD nella parte operativa: come funziona la Direzione Nazionale, chi fa cosa, chi parla con chi. Altrimenti continueremo a collezionare segretari...

P: Ma nel frattempo siamo scomparsi da ogni tipo di dibattito! Abbiamo bisogno di una guida decisa e sicura. Dico a livello nazionale. A Monza…facciamo quello che si può.

G: Può guidare anche il miglior pilota, ma se il parabrezza non e' trasparente, vai a sbattere. Il PD oggi non funziona in modo trasparente.
Il problema parte da come vengono scelti i membri della direzione nazionale e di conseguenza il modo in cui vengono scelte le candidature in Parlamento. Con un solo voto, alle primarie per il segretario, si decide praticamente "tutto". Segretario, Assemblea e Direzione. Quindi, se qualcuno non è soddisfatto dell'esito di un congresso, non ha più quasi nessuno spazio di manovra. Ha due alternative, o abbandona o comincia a logorare il segretario. Questo e’ successo sistematicamente negli ultimi anni, e abbiamo collezionato sia scissioni che segretari esasperati scappati sbattendo la porta.

Invece vorrei un partito in cui si possa perdere un congresso senza dover aspettare, quasi sperare, di perdere malamente le elezioni per poter cambiare qualcosa. Dovremmo eleggere periodicamente, su base strettamente territoriale, i membri di una assemblea votata dai soli iscritti e in modo assolutamente slegato dal mandato del segretario nazionale.

Questa assemblea deve avere dei poteri reali di direzioni e decisione, sulla linea e sulle scelte strategiche contingenti (tipo: votiamo la fiducia a Monti? A Draghi? Al Conte-II?).

I dirigenti del partito, per essere nominati e poi rimanere dirigenti, devono girare i circoli e trovare voti qui, non girare in TV e convegni.
In questo modo ha un senso iscriversi, perché si vota direttamente l'organo che poi decide veramente. A questo organo si aggiunge, come guida e rappresentante di punta, il segretario, scelto/a con primarie aperte su base nazionale, per avere una investitura solida e partecipata.

In un partito organizzato cosi', il segretario non sarà né il capro espiatorio per ogni rovescio, né il leader che decide tutto da solo. Le primarie non saranno il giudizio divino ma il momento dell'apertura e l'occasione di ricevere la forza di un consenso che derivi da una grande partecipazione. Tutti gli iscritti, chiamati periodicamente a rinnovare i dirigenti votando persone del territorio, note e conosciute, saranno corresponsabili delle scelte fondamentali.

A: Aggiungo una mia riflessione:
1. se comparate le dichiarazioni di voto (sulla fiducia) di Letta e Conte, non c'è storia: analitico e con visione in prospettiva il primo, demagogico il secondo. La scelta di non andare con i 5S la rifarei.
2. Sono abbastanza d'accordo con l'intervento precedente, ma dobbiamo anche evitare di avere parlamentari e amministratori che vanno da una parte e segretari nazionali e locali che vanno dall'altra.
Per questo io credo più ad una soluzione che "sleghi" la Mission del partito dalla composizione della segreteria. La Mission dovrebbe essere definita in un congresso da tenersi ogni 5 anni e definita sul breve (5 anni) e lungo termine (15 anni) e deve definire quali sono le campagne su cui il PD caratterizza la sua azione e quali gli obiettivi sociali e politici. (Un approccio simile viene seguito dal M5S e credo sia un buona idea).
3. Qualunque sia la modalità di scelta dei dirigenti a tutti i livelli locale, nazionale, amministrativo e parlamentare (qui lo statuto definirà le modalità più consone) coloro che saranno scelti dovranno essere vincolati alla realizzazione della Mission. Potranno definire il percorso, ma i temi e gli obiettivi saranno definiti in altra sede. La scelta di questi dirigenti non sarà "il congresso". Dovrà essere una fase successiva e separata dalla definizione della Mission.

Questo permetterà di dare al partito una direzione chiara, stabile e riconoscibile negli obiettivi e alle persone chiamate a dirigerlo dei "paletti" che fungano da linee guida non trattabili.
Allo stesso tempo permetterà di avere il giusto ricambio del gruppo dirigente senza che questo venga visto in modo drammatico (impariamo dagli inglesi, i conservatori hanno cambiato 3 leader in due mesi, ma gli obiettivi che si prefiggono non sono cambiati e il loro elettorato di riferimento resta il medesimo).

Se invece continuiamo sulla strada della personalizzazione della politica senza essere un partito personale, sarà inevitabile lo stillicidio dei segretari, la disuniformità di scelte tra il livello politico e amministrativo e la lotta tra le diverse componenti.
Io non voglio un partito personale, ma un partito che sappia scegliere democraticamente i propri obiettivi e le proprie priorità, definendo tempi congrui per poterli realizzare e selezionando al suo interno le figure migliori per portarli a compimento.

P: Io lo farei domani il nuovo segretario. Ma pare si debba arrivare al 12 marzo. Sempre che ci si arrivi. Sennò a votare saremo in poche centinaia, a dir molto.

A: Mi piacerebbe che ci facessimo un'altra domanda (che poi è quello che ha detto Bonaccini): Come vorremmo il nostro paese? Cosa possiamo fare per gli italiani?

P: Dobbiamo occuparci di:
- Lavoro: ridurre il numero dei contratti; salario minimo; sicurezza sul lavoro
- Infrastrutture e territorio, da modernizzare e mettere in sicurezza
- Sanità pubblica efficiente ed efficace
- Scuola pubblica, da 0 anni (al sud i nidi non esistono)
Proseguite voi, se ne avete voglia.

Fa: Sanità per tutti come risorsa del servizio pubblico, ma riforma della gestione a base regionale con lotta alle inefficienze amministrative e clientelari; revisione della spesa pubblica su base permanente e lotta ai costi (vedi enti strumentali pubblici territoriali);
- ancoraggio all’Europa e all’Alleanza Atlantica in politica estera;
- politiche dell’immigrazione basate sulle necessità occupazionali delle imprese, oltre che sul costante invecchiamento della popolazione;
- diritti per le coppie di fatto e di genere;
- sistema di prelievo fiscale da rivedere in senso favorevole alle imprese che creano valore da subito;
- interventi del governo in caso di emergenze pubbliche e calamità naturali, ma anche assicurazioni obbligatorie per garantire i proprietari grandi e piccoli in caso di calamità;
- valorizzazione di sport, turismo e industria dell’intrattenimento come risorsa qualificante per il Paese;
- protezione dell’ambiente attuando il Green Deal e la transizione energetica coi fondi del Recovery Plan;
- attuazione di politiche anti dissesto del territorio con calendario interventi gestito da cabina di regia nazionale

Ovviamente sono d’accordo su Scuola pubblica e salario minimo, ho proseguito l’elenco Fr: È ora di cominciare a fare una dura opposizione a livello nazionale, ci sono già sufficienti motivi per alzare la voce contro il governo:
- sanità
- famiglia
- giustizia
- infrastrutture
- economia
- pensioni

Sappiamo che ormai il nostro zoccolo elettorale è 18/20%: possiamo solo risalire. So che c'è problema congresso e leader ma in parlamento si deve partire subito e non solo in parlamento.

P: Ciò non toglie che ci si debba dare una mossa. Anche sul piano comunicativo: gli altri hanno uffici stampa che pompano ogni decisione, ipotesi, sussurro. E seguaci che li sostengono in tutto e per tutto. Per noi, solo denigrazione e/o problematiche.

A: Se ogni nostro segretario deve essere messo sulla graticola ogni piccola sbandata, è inevitabile che debba pesare ogni minima parola. Io ribadisco che vada sganciata la figura del segretario dagli obiettivi del partito. Tutti dobbiamo sentirci responsabili del raggiungimento degli obiettivi, non solo la segreteria di turno. Per fare questo, la definizione degli obiettivi deve avere un coinvolgimento della base molto ampio. Io lo chiamo appunto "congresso".

Mi pare che Roberto Rampi abbia scritto qualcosa di simile ieri sul suo profilo. Gi: Occorre fare molta attenzione a non farsi trascinare dal sistema mediatico italiano, che vive sul giorno per giorno. Dietro l'immagine pubblica ci sono dei processi profondi, che dobbiamo capire e volgere a nostro vantaggio, altrimenti finiremo per diventare pure noi un partito personale del leader di turno. Questo non toglie che sei mesi sembrano anche a me un tempo eccessivo.

La discussione continua e continuerà

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