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donne violenza discriminazioneStiamo a casa, restate a casa, tutti in casa: questo è il sacrosanto mantra che ci ripetono e ci ripetiamo continuamente in queste settimane critiche, dolorose, preoccupate per tutti!

Ma ci sono delle persone per le quali, paradossalmente, questa indicazione diventa un peso che le schiaccia in una condizione di pericolo per la propria salute fisica, psichica ed emotiva. Sono le donne vittime di maltrattamento e violenza: giovani, anziane, italiane, straniere, coniugate e non, con figli e senza figli. L’isolamento è la condizione “ideale” in cui più di frequente maturano i maltrattamenti, gli abusi, le violenza, i soprusi, le pressioni psicologiche, affettive ed a volte anche fisiche.

Nel ripetere fortemente che dobbiamo tutti restare a casa, non possiamo dimenticare queste situazioni non solo di fragilità, ma anche di vero e proprio pericolo.

Il numero verde 1522 è sempre attivo, 24 ore su 24, anche in queste settimane: dobbiamo saperlo tutti e farlo sapere alle donne che conosciamo e che sappiamo trovarsi in una situazione di “rischio”.

A questo si deve aggiungere una responsabilità di vigilanza “sociale” da parte di tutti: se siamo tutti in casa, può capitare a tutti di “sentire” liti, urla, grida di aiuto nell’appartamento vicino: se malauguratamente ci capitasse, non esitiamo a chiamare le Forze dell’Ordine, a chiedere un intervento di controllo e di verifica della situazione. A volte, nei casi meno “gravi e pericolosi”, si può anche tentare di “distrarre” il maltrattante, provando a suonare il campanello chiedendo almeno di vedere se occorre qualcosa, se c’è bisogno di aiuto: tanto più se in casa sono presenti anche dei bambini.

La tensione , lo stress di una vita quotidiana interrotta, le preoccupazione per un lavoro “sospeso” e per le incertezze future, la convivenza continua forzata, possono esasperare gli animi e rendere incontrollabili le reazioni, anche violente, all’interno delle famiglie.

I Centri Antiviolenza continuano a garantire alle donne e a tutti i soggetti vittime di maltrattamenti, un riferimento almeno telefonico: invitiamo le donne ad utilizzarlo, in caso di necessità, cercando le strategie “possibili”: l’uscita per la spesa, un momento di “aria” sul balcone, un messaggio mandato ad un’amica…

Questo stanno consigliando le specialiste dei Centri Antiviolenza.

Il Comune di Monza, capofila della RETE ARTEMIDE di CONTRASTO alla VIOLENZA alle DONNE, sta garantendo la necessaria attivazione di tutti i soggetti coinvolti: Centri Antiviolenza di Monza e Provincia, le Forze dell’Ordine, i Medici di Medicina Generale?

Non dimentichiamo che la sospensione della frequenza scolastica, inoltre, sottrae anche i bambini al confronto, ed alla cura, dei propri insegnanti: e sappiamo quanto spesso siano proprio i segnali di disagio che lanciano i bambini e che gli insegnanti raccolgono, che favoriscono l’aggancio con le donne che sono in difficoltà! Anche questa è un’antenna che viene meno ed agli insegnanti che, generosamente e creativamente, in questo periodo stanno attivando tutte le loro energie per far proseguire in qualche modo l’attività didattica, dobbiamo chiedere che non venga meno anche la loro vigilanza sui bambini più fragili, su quelli appartenenti a nuclei particolarmente “delicati”, in cui le condizioni attuali potrebbero davvero uscire dal controllo e diventare pericolose per i soggetti più fragili.

Mai come oggi, il controllo sociale può diventare uno strumento ed un’occasione di aiuto: le istituzioni pubbliche, a partire dai Comuni, che sono quelle più vicine ai cittadini, chiedano ai loro operatori sociali, psicologici, educativi, di tenere le antenne “alzate” e di attivare tutte le forme possibili di vicinanza “a distanza”. Lo chiediamo e lo esigiamo anche dalla nostra Amministrazione.

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