donne_e_crisiE’ un quadro preoccupante quello che esce dal Convegno svoltosi a fine ottobre al Binario 7 di Monza, e organizzato dalle Confederazioni sindacali, sulla situazione del lavoro delle donne nella crisi ormai pluriennale in cui ci troviamo.

Anche se nelle parole delle relatrici e nelle testimonianze dirette delle lavoratrici traspare la volontà di reagire (“non piangiamoci addosso”, è stato un po’ il leitmotiv del convegno). Il fatto è che dal 2009, anno d’inizio, ad oggi, le cose sono andate peggiorando, e la famosa luce in fondo al tunnel è ancora una chimera, secondo i dati presentati, anche se riferiti in particolare al mondo del lavoro femminile.

Il convegno aveva infatti come obiettivo di “verificare l’impatto che la crisi sta avendo sul lavoro delle donne, con particolare riferimento al territorio della Brianza.

Partendo dall’alta percentuale di donne nelle liste di mobilità, cassa integrazione, disoccupazione, si intende dare voce ad esperienze concrete di crisi aziendali, alle motivazioni che a volte possono spingere le donne a restare a casa , e ragionare su proposte concrete per salvaguardare e valorizzare l’occupazione femminile”  come indicato nel volantino di annuncio della manifestazione. .

Sono stati due gli argomenti forti del convegno: uno, il ribadire l’importanza del lavoro femminile come contributo al PIL nazionale, come confermato da tutti gli economisti, e, due, la volontà delle donne di fare squadra, ciascuna nel proprio ruolo e competenza, sia nelle organizzazioni sindacali e imprenditoriali sia nelle pubbliche istituzioni.

Di fronte ad un attento e folto uditorio Rita Pavan (Cisl Brianza) ha esordito presentando gli atti del convegno sugli stati generali del lavoro femminile, svoltosi a Roma nel febbraio c.a

Nel convegno, ricordate le conquiste delle donne nel lavoro, attraverso l’approvazione di apposite leggi dagli anni ’70, si sono elencati i punti (ancora) dolenti, come ad esempio la segregazione (es. il 98% di badanti è donna, mentre nessuna donna è ai vertici della magistratura), le differenze salariali, la maternità (è un’occasione per le aziende di proporre dimissioni incentivate) e la post-maternità (per la donna che lavora l’asilo nido è quasi obbligatorio e i costi pesanti).

La crisi in atto ha portato come conseguenza che i posti di lavoro femminili diminuiscono più accentuatamente di quelli maschili e il modello di welfare basato sulla donna come pilastro della famiglia (con il fondamentale supporto dei nonni) sarà sempre più a rischio per problemi generazionali.e per l’allungamento dell’età pensionabile.

Per tentare di uscire da questa situazione negativa il sindacato ha formalizzato alcune proposte come:

__MCE_ITEM____MCE_ITEM__·         nelle situazioni di crisi e riorganizzazioni aziendali cercare di tenere il più possibile le persone al lavoro, sperimentando forme alternative alla mobilità, come i “contratti di solidarietà”;

__MCE_ITEM____MCE_ITEM__·         favorire tutte le possibili forme di ingresso di giovani per esempio con il “ponte generazionale”, cioè attraverso uscite “morbide” di lavoratori anziani;

__MCE_ITEM____MCE_ITEM__·         ampliare nella negoziazione di secondo livello la flessibilità di orari e tempi a sostegno di madri e padri e forme integrative di welfare;

__MCE_ITEM____MCE_ITEM__·         gestire (da parte del sindacato) tempestivamente il rientro dalla maternità (momento di debolezza della lavoratrice);

Attenzione in particolare alle piccole imprese (in Brianza il 95% delle imprese ha meno di 15 dipendenti) dove non c’è contrattazione e dove la flessibilità è oggettivamente complicata;

riqualificazione professionale: chi è più forte professionalmente ha più opportunità di restare nel mondo del lavoro o di trovarne un altro; “fare sistema”: utilizzare tutti gli strumenti disponibili nel territorio (sportelli del lavoro, tavoli di conciliazione, Commissione provinciale per il lavoro e la formazione, Tavolo dello sviluppo etc)

In seguito Barbara Riva (Agenzia per la Formazione, Orientamento e Lavoro) ha illustrato specificamente la situazione in Brianza, partendo dall’elenco dei servizi disponibili dell’agenzia.

Ha quindi discusso di alcuni indici significativi per il lavoro delle donne in Brianza, con confronti anche in ambito europeo. Il tasso di occupazione femminile nel 2010 in Italia era al 46%, il più basso in Europa (Germania al 66%), il tasso di disoccupazione nello stesso anno del 9,7%, superato solo dalla Spagna (22%), il tasso di inattività (percentuale di donne che non lavorano o che non cercano lavoro) del 48% (media europea 29%). In Brianza l’immediata disponibilità al lavoro segnala un sostanziale “pareggio” tra donne e uomini, ma in termini assoluti un crescendo a partire dal 2008.

Nel 2012 le persone messe in mobilità sono circa 5400 (pari numero tra uomini e donne). Nella disamina del lavoro femminile 2012 spiccano i lavori a tempo determinato e a progetto (più del doppio di quelli a tempo indeterminato), e il lavoro domestico, nelle prime posizioni della classifica.

Esaminati poi gli andamenti degli avviamenti al lavoro e delle cessazioni si tirano le somme. In Brianza per la crisi Il  forte calo arriva nel 2009 , colpisce le giovani, con contratto a tempo determinato, soprattutto nell’industria (riduzione del doppio rispetto alla componente maschile); la crisi: fine 2011 e 2012 indica sensibile recupero/tenuta: quali i fattori? incidenza del fenomeno migratorio grazie ai ricongiungimenti familiari, aumento della domanda di lavoro nei settori a maggiore femminilizzazione (cura persona, sanità,…), necessità in un contesto di crescente difficoltà di avere un secondo stipendio. Ma a quale prezzo?

Si riduce l’occupazione femminile qualificata e aumenta la non qualificata

Si verifica il fenomeno della “over education”: si accetta un lavoro a bassa specializzazione pur avendo un livello di istruzione medio-elevato ( soprattutto fra le più giovani)

Cresce il part time involontario

Aumenta il tempo determinato anche in termini di permanenza. E adesso con la riforma?

Insomma la crisi acuisce alcune criticità storiche:: le donne fanno meno carriera e lavorano meno tempo occupazione solo in alcuni settori ma anche i settori “female intensive” –istruzione e p.a. – non hanno più una “tenuta stagna”

tiene sempre meno il modello di welfare basato su reti informali/famiglia allargata.

Ha proseguito nelle presentazioni la D.ssa Galdini di Confindustria MB.

Dopo aver confermato le statistiche sul lavoro femminile, rilevate anche dall’Ufficio Studi di Confindustria e aver sottolineato le situazioni critiche del lavoro femminile (specie la maternità e la difficoltà di ottenere flessibilità negli orari lavorativi) propone alcuni strumenti che consentano di sostenere in questa fase di congiuntura economica, l’occupazione femminile,  quali ad esempio:

sostegno al reddito alle lavoratrici che a fronte della perdita di un occupazione non percepiscono alcun sussidio; efficaci azioni di riqualificazione mirate anche alla ricollocazione di donne espulse dal mercato del lavoro e provenienti da aziende in crisi; bonus alle imprese che assumono personale femminile , sperimentazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro capaci di coniugare le esigenze delle persone con quelle delle imprese, anche attraverso la contrattazione di secondo livello; creazione di reti d’impresa per nuove iniziative, anche orientate al welfare aziendale a vantaggio dei dipendenti. Citati alcuni esempi in questo senso.

Citati anche il Piano di Conciliazione cui aderisce Confindustria MB e altre iniziative che la stessa promuove per incoraggiare l’imprenditorialità dei giovani e delle donne di qualsiasi età.

Particolarmente toccanti sono state tre testimonianze portate da componenti RSU di aziende in crisi, che hanno permesso di “toccare con mano” i problemi di chi si trova improvvisamente senza lavoro e, quel che è peggio, senza prospettive concrete.

Una ulteriore situazione critica è stata presentata da una persona del pubblico presente (la multinazionale Honeywell intende trasferire una funzione aziendale, composta da donne,  in Scozia, eliminando così decine di posti di lavoro in Italia), il che ha dato il senso di una vera e propria emergenza.

Dopo altri interventi chiude il convegno la vicesindaco di Monza Cherubina Bertola, con l’auspicio, appunto per le donne, di fare sistema: diamoci da fare!

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