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seggio-elettorale-votoSi dice sempre che  “in politica contano i numeri”…questo vale per il grande successo di Roberto Scanagatti ma deve  valere anche per gli impietosi numeri dell’astensionismo al voto, Un astensionismo che non mette in discussione il significato e validità della elezione di Roberto ma che deve fare tutti riflettere  sulle prospettive della democrazia nel nostro paese.

 

Un crollo dell’affluenza anche a Monza: passata dal 73,63 del 2007 al 59,8 del 2002 e al 44,14 dell’ultimo ballottaggio.

Se poi ci aggiungiamo il successo del Movimento 5Stelle a livello nazionale ed anche a Monza, c’è tanta materia su cui riflettere.

 

In questa mia riflessione, del tutto personale, mi soffermerò a ragionare sull’astensionismo e nei prossimi giorni ritornerò sul fenomeno Grillo e Movimento 5 Stelle,

 

In materie così complesse non esistono verità ma solo riflessioni, percezioni e supposizioni, l’augurio è che i nostri e-lettori ci diano un loro contributo che permetta di aprire tra noi un dibattito su questi argomenti attraverso le pagine on line del sito.

 

“Il non voto” è un fenomeno recente per la nostra democrazia, nei paesi del Nord Europa, in Inghilterra e negli Stati Uniti, le cifre richiamate sarebbero accolte come affluenze nella “normalità”. Per un paese come il nostro invece, con una storica rilevante affluenza degli elettori ai seggi, la cosa non può consolarci, anzi è più che un segnale d’allarme.

 

Astensionismo quali ragioni?

 

Probabilmente, il mancato voto di oltre il 50% dei cittadini, è risultato di una somma di concause nazionali a ragioni locali.

 

La crisi economica, che ha ripercussioni pesanti per i ceti bassi e medi, ceti  che in passato erano il motore del “corpo votante”, ha portato una parte di questi elettori a non mettere tra le proprie priorità personali quello del voto, impegnati come sono ad affrontare  problemi urgenti e di sopravvivenza.

 

La “democrazia” è una cosa con la “pancia piena” diceva qualcuno in passato.

 

Altro motivo di “assenza” sembra dovuto ad un percepito degli elettori, che di fronte alla crisi non hanno e non vedono sbocchi.

Il Berlusconi prima, il Monti adesso (sostenuto da una maggioranza “anomala”),  vengono vissuti sullo stesso piano: tutti vengono messi insieme…“quelli responsabili e incapaci di risolvere i problemi”, “quelli che fanno pagare a noi il prezzo”.

 

La questione morale e quella dei costi della politica è un altro leitmotiv (il “son tutti uguali”) che è passato nella testa e nel cuore della gente. Il senso di sfiducia nella classe politica e nei partiti (ricordiamo calato al 6%) giusto o sbagliato che sia e la campagna mediatica che ne ha fatto da amplificatore, ha fatto sì che la maggioranza degli elettori non andassero a votare anche per questo motivo.

 

Ma nell’astensione al voto c’è anche un segnale elettorale che si vuol dare alla propria parte politica

 

Va detto infatti, che anche negli scorsi anni, lo ricordava a Monza dopo la sconfitta del 2007,  il sociologo Draghi (esperto di flussi elettorali), che la differenza per vincere o perdere, la fa spesso chi non va a votare in un paese che rispetto ai flussi elettorali è sempre sostanzialmente stabile.

Nel 2007, dentro la crisi del Governo Prodi fu una parte dell’elettorato di centrosinistra ad astenersi, penalizzando (suo malgrado) Michele Faglia. Oggi a “pagare dazio” è stato il candidato Mandelli e l’ex sindaco Mariani, per i quali il segnale del non voto come protesta nazionale e locale è arrivato forte e chiaro dal parte soprattutto del proprio elettorato di centrodestra.

Sarebbe però un errore pensare che il problema del non voto sia degli altri, e non anche nostro, mi sembra che ci siano materia e argomenti che riguardano anche il centrosinistra.

 

Infine credo che abbiano pesato anche alcune ragioni locali sulla diserzione dai seggi..

 

Credo che la presentazione di ben 11 Sindaci e  20 liste abbiano sconfortato molti elettori a recarsi ai seggi.

La frammentazione estrema delle liste (con 600 candidati), dentro un sistema che prevede al massimo due concorrenti a Sindaco al ballottaggio  e solo 32 eletti, avrebbe messo in crisi anche i più affezionati al dovere civico del voto.

 

Ho voluto dare un quadro parziale per aiutare a capire cosa è successo, si deve ora però aprire  un grande dibattito dentro i partiti, nella società e con i cittadini stessi, in particolare con chi al voto non ci va più.

 

Questa necessità e urgenza di confronto, deve partire dalla consapevolezza che il problema della democrazia non è un problema di centrodestra o centrosinistra, ma è un problema di tutti noi: dei partiti, della politica e degli stessi cittadini  ed elettori, che sono i primi depositari delle scadenze elettorali.

Aprire quindi una riflessione sul che fare, cosa cambiare, in che modo è possibile etc. è una urgenza democratica alla quale tutti si deve dare un proprio contribuire  positivo

 

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